Economia

BANCHE: Operazioni di vendita allo scoperto. Il sistema mi consente di vendere azioni pur non possedendone nemmeno una

borsa1Nei momenti di maggiore turbolenza nei mercati finanziari, spesso avete sentito parlare delle operazione di vendita dei titoli azionari “allo scoperto”. Una pratica questa consolidata da decenni che rappresenta una ghiotta fetta di operatività particolarmente amata dai Broker. (Broker è l’intermediario finanziario, colui che è autorizzato ad operare in borsa e può essere una società o una banca.)  Trattasi di una normale e comune transazione finanziaria, che viene menzionata ai margini dei nostri telegiornali allorquando la Consob, in presenza di attività speculative forti, ne vieta  l’esecuzione per alcuni titoli del listino, vedi il divieto imposto in questi giorni per il titolo del Monte dei Paschi di Siena.

Trattasi di una operazione finanziaria per certi aspetti simile alle operazioni a premio meglio conosciute nel sistema come Warrant, delle quali parleremo in altra sede, una vera e propria scommessa sull’andamento del titolo a breve termine. Operazione assimilabile a quelle “Derivate” oggetto del contendere tra Italia ed Europa sulla stabilità bancaria.

Le operazioni di vendita allo scoperto, sono generalmente di breve periodo, dalle poche ore (operazione che si chiude nella stessa giornata borsistica, la pongo in essere alle 10 del mattino per chiuderla alle 17,30, orario di chiusura della borsa) a qualche mese.

In poche parole un qualsiasi cittadino, purchè maggiorenne, può decidere di vendere un qualsivoglia titolo, quotato in borsa, pur non avendone la disponibilità. Si proprio così. Posso dare l’ordine alla mia banca o ad un mio broker di fiducia di vendere 10.000 azioni Fiat, 5.000 di Banca Intesa ecc. ecc. senza che io ne possegga nemmeno una. Il sistema in vigore me lo consente. Di conseguenza resto obbligato entro un certo tempo concordato di acquistare lo stesso numero di azioni. Il rischio dell’operazione si posiziona esclusivamente sul differenziale del valore di vendita delle azioni (senza possederne una) e l’ordine di acquisto successivo. Se decido di vendere allo scoperto,  1000 azioni FIAT al prezzo di 1 euro, dovrò necessariamente, alla scadenza dell’operazione, che può essere nella stessa giornata borsistica, acquistarne 1000. Se il titolo varrà meno di un euro, allora avrò ottenuto un guadagno, altrimenti subirò una perdita. Nel calcolo dell’eventuale guadagno o perdita dovrà essere conteggiato anche il costo delle operazioni di acquisto e di vendita (commissioni di borsa) nonché un piccola quota di interessi da riconoscere alla nostra banca o al nostro broker. La mia operazione di vendita allo scoperto,  ha avuto modo di eseguirsi grazie al fatto che costoro hanno messo a mia disposizione il numero di azioni da me vendute,  senza averne il possesso. In sostanza la mia banca o il mio broker scommette con me ma contro di me. Se il titolo dovesse incrementare la sua quotazione ci guadagnerà. Comunque un guadagno certo loro lo hanno già realizzato addebitandomi le commissione sia sull’acquisto, sia sulla vendita delle azioni oggetto dell’operazione, oltre al rateo d’interessi sul controvalore delle azioni prestatemi.

Alla luce di quanto anzi detto emerge che le operazioni di vendita allo scoperto altro non sono che delle scommesse e pertanto è mia personale convinzioni che non appartengano a quell’operatività “squisitamente etica”.

C’è da aggiungere un particolare non indifferente: chi sono coloro che trovano interessante scommettere su alcune azioni? Certamente non sarà il cittadino comune, in quanto non trattasi del mero acquisto di un gratta e vinci o giocare un terno all’enalotto. E’ in fondo una operazione complessa, che richiede esperienza e conoscenza del mercato ed in particolare del settore di appartenenza del titolo che si vuol trattare. Non mi sveglierò mai al mattino decidendo di vendere allo scoperto 5000 azioni FIAT o Intesa o quant’altro perché me lo sono sognato la notte precedente. L’esecuzione di un ordine di vendita allo scoperto scaturisce dall’analisi del mercato, degli indici di bilancio della società quotata che intendiamo trattare, dalle voci di corridoio e per i più fortunati, o meglio “ammanicati” le soffiate.

Infine sappiate che gli eventuali guadagni percepiti attraverso le operazioni di vendita allo scoperto sono soggette all’imposta del 20%.   

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