Economia,  Politica

La Grecia tra crediti, debiti, speranze e delusioni

E’ da tempo in corso una partecipata ed accorata contestazione da parte della politica ellenica sull’entità del suo debito pubblico in riferimento ai vantati crediti proprio nei confronti della sua più accanita oppositrice finanziaria: la Germania.

E’ da oltre un decennio che la Grecia è in penuria finanziaria conclamata, avendo, i precedenti governi, accumulato un mastodontico debito pubblico frutto di scellerate politiche governative, perorate e sostenute proprio   da quei partener europei che oggi invece invocano e sostengono il rigore.

Il paradosso del debito greco tanto perseguito dall’Unione Europea è il risultato di una politica interna ed estera, posta in essere, alla luce del sole, o quanto meno con la consapevolezza delle banche centrali.  E’ di rigore in queste circostanze essere scettici e soprattutto riuscire a digerire la favoletta della rassegnazione da parte del governo greco di dati di bilancio artatamente manipolati. Una storiella che convince poco chi conosce come operano da alcuni decenni le banche centrali e le banche a loro collegate per competenza territoriale. Questo, anche per ciò che riguarda le tesorerie centrali dello stato, che sovraintendono alle esigenze di cassa, per far funzionare i servizi pubblici. Il collegamento on line di tutti i movimenti finanziari, molti dei quali rappresentati da rapporti commerciali con l’estero, in caso di occultamento sarebbero stati immediatamente individuati dalle altre banche centrali, anche perché non stiamo parlando di poche migliaia di euro, ma di alcune decine di miliardi. Probabilmente in quel frangente, a più di qualcuno dei nostri partener europei e non solo, per qualche recondito motivo, conveniva chiudere uno o forse meglio tutti e due gli occhi.

La Grecia viene fatta entrare nel circuito a 15 dell’euro per meri aspetti politici e di strategia territoriale, in quanto sempre e comunque rappresenta la frontiera ad un oriente poco credibile, quale la Turchia. Non solo, il suo debito accumulato dai governi precedenti, rappresentava poste di credito interessanti a favore di molti stati Europei, che grazie ad una classe politica ellenica corrotta, hanno saputo intrallazzare attività commerciali, industriali e finanziarie che definirle di comodo è far loro un complimento.

Una Grecia fuori dall’euro, con una propria dracma,  avrebbe dovuto necessariamente procedere ad una serie di svalutazioni, che avrebbero, in qualche caso, messo in crisi gli equilibri di cassa di alcuni stati europei. Non solo, ciò avrebbe consentito al governo ellenico di ricercare ad oriente sostegni economici, che come avete ben capito avrebbero creato un disequilibrio in Europa. Contrariamente come affermato da molti politici ed economisti, dai quali da tempo ho preso le distanze, in merito all’ingresso nell’euro da parte dell’Italia, quale grande errore; l’entrata nell’euro della Grecia ha segnato, invece,  l’inizio della sua ulteriore tragedia politica, economica e soprattutto sociale. (Per completezza informativa, il degrado  economico che ha caratterizzato l’economia italiana dopo l’introduzione dell’euro, è da ricercarsi esclusivamente nelle scellerate quante inadeguate politiche economiche del governo di allora!)   Il tutto soavemente condiviso dalla stragrande maggioranza degli stati dell’Unione, oramai diventati tutti patrocinanti di un rigore anacronistico quanto etico, sostenuto, ed è questo il male peggiore, dall’assenza dei mass media che non hanno consentito di formarsi in ambito europeo  quella coalizione di pensiero a favore del popolo greco, continuamente sottoposto a tagli indiscriminati dei servizi sociali e sanitari di primaria importanza.

Ritornando ai famigerati crediti vantati dalla Grecia nei confronti della Germania, quali danni di guerra, a suo tempo regolarmente riconosciuti anche dalle autorità internazionali, crediti legittimi dovuti al popolo greco quale risarcimento dei danni di guerra causati dai tedeschi, che peraltro non mi pare si siano distinti per fini altruistici e caritatevoli, facendo scivolare la cultura e l’etica del popolo tedesco ai livelli di inimmaginabile mostruosità.

Crediti a suo tempo legittimi, sacrosanti ma che la diplomazia internazionale, grazie alle alchimie di geopolitica, nel 1953 prima e nel 1999 hanno totalmente cancellato.

Con il trattato di Londra iniziato il  27 febbraio del 1953 e conclusosi il 24 agosto,  tra la Repubblica federale di Germania, da una parte e Belgio, Canada, Ceylon, Danimarca, Grecia, Iran, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Pakistan, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica francese, Spagna, Stati Uniti d'America, Svezia, Svizzera, Unione Sudafricana e Jugoslavia, dall’altra, le fu accordato un  condono del 50% dei debiti sin allora contratti e  per i restanti 30 miliardi di marchi, le fu accordato di rimandare il pagamento a dopo un’eventuale riunificazione. Ferma fu l’opposizione della Grecia, ma nulla potette contro l’intransigenza della politica estera americana.   Nel 1990 alla riunificazione delle due Germanie, il cancelliere Kohl si oppose a rinegoziare il debito, di cui dicevamo prima,  in quanto avrebbe questo, ostacolato il processo di riunificazione e condotto la Germania a sicuro Default. Ancora una volta la Grecia s’oppose fermamente, ma la sua voce rimase inascoltata.  Senza lo sconsiderato abbuono dei debiti, la Germania oggi sarebbe in brache di tela per almeno altri cinquant’anni. Non ci sarebbe stata la forte crescita del secondo dopoguerra dell’economia tedesca, né Berlino sarebbe potuta entrare nella Banca Mondiale, nel Fondo Monetario Internazionale e nell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Oggi di tutto ciò alla Germania, dalla memoria corta, non gliene frega nulla.

 

Quando generalmente si scrive di aspetti storici, o di essi si vuol dare un accenno,  non è buona cosa soffermarsi ed esprimere giudizi personali. Però la circostanza è tale per cui non voglio esimermi dall‘esprimere il mio personale sdegno verso la politica di squallido, individualistico ed egoistico opportunismo, tipico del popolo tedesco. Un popolo a cui, di cui è mia personalissima convinzione, non è stato fatto pagare nulla per le atrocità commesse nel corso della seconda guerra mondiale. E’ mia opinione ritenere che tale atteggiamento abbia posto le basi per un riconoscimento generalizzato di una fantomatica attenuante generica per tutti coloro che avessero voluto in seguito seguire le persecuzioni naziste. 

 

Un popolo che si era macchiato di simili atrocità,  peraltro annoverato tra i più avanzati sotto il profilo culturale e artistico  nel corso del XX secolo ( e non in pieno medio evo)  non ha pagato nulla. Questa per me è stata la vera barbaria, quella di non aver voluto in quell’occasione lanciare un monito all’intera umanità che c’è un limiti etico invalicabile, valido per tutti i popoli del mondo.  I tempi sono ancora poco maturi per emettere sentenze e giudizi attendibili, trattandosi più di eventi configurabili quale cronaca, però io sono convinto che quando questi fatti, che hanno contraddistinto  il popolo tedesco, diverranno storia, allora probabilmente, tutto ciò che dal processo di Norimberga in poi, è stato accordato, bonariamente alla Germania, sarà ritenuto il peggior errore che  il mondo abbia commesso nel XX secolo.

 

Infine, cito questo piccolo fatto, solo per dare il giusto peso e valore alle mie precedenti affermazioni Quando al presidente della repubblica tedesca Glauck, nell’ambito di un convivio, ad Atene, presente il presidente della repubblica ellenica,  fu ricordato che la Germania è sempre debitrice di circa 90 miliardi di euro per danni provenienti dall’occupazione nazista, egli rispose: che non puo' esserci alcuna ipotesi concreta di assunzione di responsabilita' sulle riparazioni di guerra e sul debito della Seconda guerra mondiale, se non a livello etico e politico. La Germania ha riconosciuto le atrocita' commesse nella Seconda guerra mondiale, ma i crimini dei nazisti in Grecia sono per lo piu' sconosciuti e irredimibili in Germania”. Mi chiedo come mai, Karolos Papoulias, Presidente della repubblica Greca,  dopo aver ascoltato che i crimini nazisti perpetrati in Grecia, sono sconosciuti ed irredimibili, non abbia pubblicamente e platealmente preso a calci nel sedere Glauck.

Purtroppo oggi i vantati crediti per risarcimento dei danni di guerra  assumono solo una veste morale, perché sotto il profilo giuridico, come ampiamente è stato detto prima, anche se nolenti, i governi ellenici hanno anche loro sottoscritto i trattati internazionali per rinunciare a tali risarcimenti.

Ai tedeschi, alle soglie per ben due volte di un default finanziario, la comunità internazionale ha dimostrato benevolenza e complicità. Una benevolenza che nei confronti della Grecia pare sia stata dimenticata.

Ci ritroviamo nel corso del XXI secolo dove la credibilità in una Europa Unita è sempre più debole, avendo questa dimenticato anzi, moralmente cancellato i principi fondanti di solidarietà tra i popoli. La classica utopia europea.

 

 

 

 

 

 

 

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