Partenone Atene
Arte

I marmi del Partenone: Lord Elgin e la diatriba tra Grecia e Inghilterra

Restituire i reperti trafugati un dovere verso l’umanità

La restituzione dei marmi del Partenone di Atene da parte dell’Inghilterra si trascina da numerosi decenni. Si sono costituite numerose associazioni in giro per il mondo atte a favorirne il ritorno nella loro legittima madre patria. Non poche sono le organizzazioni culturali internazionali che auspicano la chiusura di questa diatriba. Al momento l’ostinata, quanto ferma posizione inglese nel non acconsentire il rientro dei reperti trafugati da Lord Elgin, pare irreversibile.

Nulla sinora sono valse le innumerevoli iniziative e prese di posizioni di artisti, scrittori, politici ecc. Addirittura il governo inglese asserisce che non si è trattato di trafugamento ma di una regolare e legale appropriazione contrattuale. Certo che l’aspetto del contratto sottostante, con crismi di legalità, riferiti al periodo a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, fanno sorridere un po’.

Ricordo ancora lo smacco subito dall’allora ministro della cultura Melina Merkouri, che venne tacciata, lei e il suo governo, di incapacità di saper proteggere quei reperti. Asserirono che non erano più di proprietà ellenica ma di tutta l’umanità.  La solita discutibile spocchiosa arroganza inglese.

Lord Elgin portò via 39 metope83 mq di fregio (56 pannelli), 17 statue e una cariatide dell’Eretteo. Non tutte le navi purtroppo arrivano a destinazione. In quel periodo vennero trafugati reperti archeologici di rilevante importanza anche da altri siti. Il Tempio di Aphaia sull’isola di Aegina fu anch’esso oggetto di trafugamento e suoi reperti oggi si trovano a Berlino.

Oggi si parla di Europa Unita, di un continente senza più frontiere, politiche e ideologiche, dove il sentirsi cittadino d’Europa dovrebbe rappresentare l’apoteosi dello sviluppo democratico e civile di tanti popoli. Vi parrà strano ma io di tutto ciò, al momento ci intravedo molto poco. A prevalere sono ancora gli egoismi e l’arroganza ne è un fattore determinante.

Se la storia ci indica quali siano i legittimi proprietari di tutti questi reperti, appartenenti a quel processo culturale e storico che ha posto le basi di questa Europa, perché ostinarsi a non restituirli alla propria storia, ricollocandoli al loro giusto posto?

Penso che al momento dell’Europa Unita, di unito ci sia solo il nome, per tutto il resto pare che ci voglia ancora la mastercard.