Economia,  Politica,  Riflessioni di Filosofia

La rottamazione delle idee

 I nostri pensieri, che ritenevamo liberi ed incondizionabili, ci accorgiamo tutto ad un tratto che possono essere manipolati proprio da quei pensieri che subdolamente ci vengono inoculati con l’unico fine di addomesticare la nostra capacità di idealizzare e di conseguenza di agire.

 In sostanza possiamo dire che è in atto una lotta per l’accaparramento dei cervelli, di quelle macchine biochimiche che producono pensieri,  affinché questi possano far prevalere i pensieri di un tipo anziché quelli dell’altro. E’ una lotta  fratricida. Una vera guerra di idee, spesso purtroppo   fatta di menzogne e di arroganza.  Si spacciano ideali virtuosi per poi vendere dell’utopia in formato fumogeno, oppure attraverso l’inneggiamento ai grandi valori di democrazia si esportano gli interessi materialistici  il cui concetto e rispetto della vita in termini idealistici è rappresentata da una sola parola “Profitto” Ecco il decadimento ideologico del nostro modo di pensare e di desiderare la vita. L’idealistica virtù dell’uomo sta assumendo aspetti materialistici. E’ un argomento duro, difficile e complesso da affrontare in quanto vengono tirati in ballo discipline quali la politica, la sociologia, la psicologia e non ultima l’economia che dovrebbe regolare l’andamento dei mercati o almeno così abbiamo creduto sin’ora, presupponendo che le vecchie regole erano alla base dell’andamento economico della produzione e dei consumi, determinando i prezzi attraverso  l’incontro della  domanda con l’offerta.

 

Oggi, alla luce di quanto sta accadendo sotto i nostri occhi,  questi concetti non sembrano valere più di tanto. Le leggi, ovvero i fondamenti dell’economia che  nel tempo  hanno caratterizzato e  regolato il  “libero mercato” sembrano appartenere a delle teorie arcaiche, superate ed obsolete,  ormai senza alcuna validità.  Quello che sta succedendo intorno a noi in materia di servizi essenziali e primari per i cittadini sembrano non seguire più queste regole, bensì quelle del predominio, dell’imposizione, in poche parole della “Spartizione dei mercati”. Il tanto temuto e combattuto “Monopolio” oggi fa paura,  perché nel tempo il “monopolio del potere economico” ha sostituito il potere politicoOggi il mercato dovrebbe essere portato in una comunità di recupero per disintossicarsi dalle tossine della concentrazione del grande potere.  Oggi la regolamentazione dei prezzi è frutto di opportunità e strategie politiche che spesso nulla hanno a che condividere con le leggi dell’economia. 

La mia personale impressione è che oggi pur avendo prodotto numerose nuove regole, queste abbiano paradossalmente diminuito le tutele dei ceti medio bassi. Permettetemi una mia piccola divagazione in termini economici in virtù  di quanto detto proprio poc’anzi: l’economia che regola i mercati è dettata dalle leggi della domanda e dell’offerta. Cioè un prodotto aumenta o disunisci di prezzo in riferimento al suo gradimento che ha presso i consumatori. I prezzi inoltre vengono dettati anche e soprattutto, dalla capacità organizzativa delle aziende che producono questi prodotti. Più sono tecnologicamente avanzate più il costo di produzione diminuisce. Quindi alla luce di quanto anzidetto l’amalgamazione dei due fattori enunciati dovrebbe poi stabilirne il prezzo di mercato. Se per mercato intendiamo quello libero.  Oggi ci dicono che i mercati sono liberi e la concorrenza è libera. Io non ne sono molto d’accordo.

L’economia mondiale non è più determinata dalle famose leggi studiate sui banchi delle scuole o delle università, oggi l’economia, i mercati, i costi dei prodotti e dei servizi vengono determinati dal fattore politico. E’ la politica che fa il mercato. Le società occidentali che per prime hanno creduto nel libero mercato hanno cercato scorciatoie per ampliare i loro profitti. Scorciatoie non di evoluzione economica, quale il miglioramento della qualità dei prodotti e quindi diminuzione dei costi di produzione, bensì agganci politici che attraverso leggi dello stato hanno favorito questo o quel settore, questa o quella azienda a scapito di altre. Poi è avvenuto il grande passo. L’economia oggi condiziona e per molti versi manipola la Politica. Oggi non è sbagliato pensare che i poteri forti della finanza  condizionino, arbitrariamente ed incondizionatamente la scelta dei soggetti  politici che poi dovranno governare centinaia di milioni di persone,  indirizzandone così le scelte  economiche che a volte hanno finalità tali da modificare oltre che gli stili di vita, anche l’orientamento ideologico, politico e storico di immense masse.

Oggi la vita sociale ed i rapporti di relazione tra gli uomini stanno modificandosi in virtù di quello che il mercato riesce ad offrire. Abbiamo modificato il modo di mangiare, di scegliere cosa fare e non sempre queste scelte sono libere, ma condizionate da quello che materialisticamente ci viene offerto a volte anche a dispregio dei più elementari valori di convivenza. 

Oggi la carente e difficoltosa capacità di socializzazione degli individui è la causa dell’isolazionismo, dell’indifferenza verso ciò che succede intorno, basta che non succeda a se stessi. La gente trova spassoso recarsi nei grandi ipermercati facendo di questo  l’unico scopo, se non il primario interesse e fine della propria vita, cioè  la possibilità di poter costantemente soddisfare i suoi bisogni materiali,  costituiti da nuovi televisori, di auto veloci, di telefonici sofisticati, dimenticando e soprattutto evitando di parlare con la gente che gli è intorno. Prima ci sforzavamo di pensare a cosa dover dire ai nostri amici per trascorrere un po’ del nostro tempo libero. Cercavamo qualsiasi pretesto  e il nostro pensiero ne escogitava sempre una nuova per stare insieme agli altri, a socializzare.

Oggi invece il pensiero è rivolto all’individualismo, alla ricerca di nuovi prodotti tecnologici che ci consentono di realizzare materialmente o virtualmente alcuni dei nostri sogni terreni. Ci stiamo disabituando di pensare, di leggere, di parlare con il nostro prossimo. Abbiamo alzato un muro intorno a noi diventando ogni giorno  più vulnerabili al pensiero materialistico. Siamo sul punto di non riuscire a capire quando ci viene detta una bugia, ci trinceriamo dietro la soddisfazione momentanea di un frivolo bisogno, strafregandocene di tutto ciò che avviene intorno a noi, e quel che è peggio che non c’importa come ciò avviene e perché. E’ questo senso di apatia e di facile manipolazione dei nostri pensieri che dovrebbe farci preoccupare oggi per non divenire gli schiavi di domani. Stiamo perdendo il controllo delle nostre capacità. Quelle capacità di saper discernere tra quello che è il bene ed il male, non in forma materiale ma in progresso sociale e democratico che interessi tutti i popoli della terra.

Come posso pensare di sedermi a tavola di fronte ad un bel pranzo di diecimila calorie e contemporaneamente vedere in televisione le immagini di popolazioni dove migliaia di bambini muoiono per mancanza di cibo o di un medicinale. Continuiamo a pasteggiare, tanto che ce ne frega, anzi ricordandoci di aver donato qualche misero euro a qualche pseudo organizzazione umanitaria,  ci fa sentire la coscienza,  ammesso che ce ne sia rimasta una, a posto.  Quindi riteniamo giusto questo modo di pensare? Attenzione è sempre il nostro cervello che macina e produce questi pensieri, frutto della nostra esperienza e della nostra convinzione di partecipare in questa società.  Quindi altro non siamo che  soggetti protagonisti ma  soccombenti alla volontà di chi ormai detta legge sul mercato anche delle nostre coscienze. 

Oggi la manipolazione dei mercati è orientata più a condizionare, modificando le nostre coscienze che  pian piano stanno perdendo la capacità discernitiva, che in passato gli consentiva di tracciare delle linee di demarcazione tra il bene ed il male. Questi due ultimi aspetti della nostra società il bene ed il male, oggi si confondono. I nuovi falsi  ideali, quali l’arrivismo, l’arroganza, la prevaricazione, la falsità, pubblicizzati e mistificati quali nuovi simboli di valenza e forza sociale hanno annebbiato le nostre menti, travolgendo e capovolgendo tutto il sistema di equilibrio sociale. Il pensiero che dovrebbe secondo me prevale oggi  tra tutti quelli che infestano i nostri desideri, è quello di apparire. Apparire  è sempre frutto e simbolo di una società materialista fatta di soddisfazioni momentanee, inutili, e della durata di qualche ora, con la consapevolezza atroce che non solo è di poca durata ma anche frutto di future depressioni. 

Tutto ciò avviene repentinamente ed irreversibilmente nel nostro cervello,  che immagazzinando tutti gli input che ci vengono dall’esterno, comincia a selezionare solo quello che sappiamo per certo essere importante e valido per gli altri. Le masse stanno cominciando a perdere di vista cosa sia concretamente  importante, o meglio perché una cosa debba essere ritenuta tale, l’importanza ormai è valutabile attraverso una vera valutazione monetaria. Quanto veramente valiamo? Giusta la nostra capacità di saper produrre intorno a noi il “denaro” rappresentativo del potere e del valore materialistico che contraddistingue oggi più che mai la società moderna.

Una società senza valori, forse perché ha perso l’abitudine di “Pensare”, di pensare ai veri ideali che non debbano necessariamente essere rappresentati da numeri accompagnati da quanti più zeri possibile.  Pertanto  è estremamente necessario  che ricominciassimo a fare attenzione ai vostri pensieri, che per quanto liberi di spaziare nel tempo e nello spazio, hanno bisogno di una solida capacità di controllo onde poter evitare di essere soggiogati da altri pensieri, a volte inutili o addirittura negativi per un corretto percorso di vita orientata allo sviluppo della mente,  orientata ormai verso quei veri e concreti ideali di cui accennavo qualche riga fa.  

Ipotizzare una società,  che in un futuro più o meno lontano, dove i nostri sogni reconditi, quelli a volte nascosti nel profondo del nostro intimo, possano divenire concretezza, questo  già ci fa stare meglio.  Pensieri che preferiamo condividere solo con noi stesso, è il nostro personale patrimonio, la nostra vera ed ineludibile democrazia personalizzata, la nostra area riservata, vero harem di desideri.  E’ forse in quest’area che si giocherà il futuro dell’uomo, quello spazio in cui egli riesce ancora oggi a restare solo, a meditare e riflettere sul suo passato ipotizzando un eventuale futuro, che per quanto attualmente modificato ed adulterato dalla strategica macchina dei sogni materiali, non riesce ancora ad invadere l’area interna dei nostri pensieri.

D'altronde se diamo uno sguardo al nostro passato e senza andare nemmeno molto lontano, chi avrebbe pensato solo cento o duecento anni fa che stando fermi in una parte della terra avremmo potuto comunicare in tempo reale con chiunque e a qualunque distanza per non parlare del trasferimento di immagini e suoni ormai a livello di sistema solare. Il trapianto di organi sperimentato sin dall’antichità oggi è diventata realtà, una realtà purtroppo preoccupante perché ai passi di gigante fatti dalla scienza non è corrisposta una ulteriore avanzata dell’evoluzione etico-sociale della nostra società. Ecco perché alla fine della giostra dovremmo porre molta attenzione quando diciamo di voler affrontare i problemi del nostro futuro.

Non possiamo parlare del futuro quando la nostra mente, al presente, ha perso la possibilità di poter immaginare scenari di equità sociale. Al momento all’uomo non è consentito vivere di riflessione e meditazione, l’uomo deve produrre i beni necessari alla sua sopravvivenza. Questo innesta l’elemento pariteticamente importante quale quello del perchè della sua esistenza, che è l’economia , non più indipendente e fondamentale, perché influenzata da una serie di fattori che l’evoluzione materialistica della società ha distorto. L’analisi dei processi di un qualsiasi voglia prodotto o servizio non può basarsi solo ed esclusivamente su un rapporto di costo-ricavo. Il mercato dell’uomo oggi è fatto anche di ideali, pensieri e strategie politiche e religiose che se non democraticamente orientate, produrranno solo delle storture che poi verranno recepite dalle popolazioni come dogmi fondanti, ritardando ed rendendo sempre più difficile quel primario ed ineluttabile processo che dovrebbe portare l’uomo ad elevarsi dall’attuale sua posizione di “centro di costo” che in caso di sconvenienza economica lo si potrà indiscutibilmente rottamare.  

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