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Tra epurazioni e maxi compensi la TV è sempre più soggiogata agli interessi della politica

Da soli pochi giorni si sono concluse quasi tutte le trasmissioni televisive orientate all’informazione politica ed economica. Talk show che nel corso degli ultimi nove, dieci mesi, hanno contribuito a far formare una opinione al telespettatore. Trasmissioni a volte urlate, ai limiti della decenza civile, spesso movimentate da comportamenti “sgarbati” da codice penale, di cui sono convinto, il tutto “furbescamente” preparato a tavolino,  perché la lite in tv pare che faccia odiens.

Abbiamo assistito a trasmissioni condotte da soggetti più o meno faziosi, a volte spudoratamente orientati verso un indirizzo politico la cui partigianeria era così plateale che ci si chiedeva come potessero essere lì. La risposta a questa domanda è stata sempre alquanto semplice e perfida: perché qualcuno che conta lo voleva a quel posto a tirare acqua ad alcuni specifici mulini.

Ma aldilà di ogni singola opinione in merito all’ indipendenza dei vari conduttori, c’è da affrontare la qualità con cui si preparano le stagioni televisive, ovvero i relativi palinsesti.  Trattandosi di TV private in linea generale prevale la capacità di saper portare in su lo share di gradimento, che più è alto, più diviene appetibile per l’inserimento della pubblicità che conta.

In poche parole una trasmissione televisiva dev’essere imbastita cercando di attirare quanti più telespettatori possibile, e questo secondo me prevale anche sull’eventuale qualità formativa ed educativa. Una TV privata è un centro di costo, un’azienda che deve portare utili al proprio patron, quindi per certi aspetti, in un contesto sociale alquanto degradato, un po’ di turpiloquio, qualche sgarbo e qualche procace quanto disinibita signorina in più, richiama centinaia di migliaia di telespettatori, da tempo diseducati, per cui quella trasmissione sarà ambita per trasmettere e farsi lautamente pagare gli spot pubblicitari.

In questi giorni, come di consueto, si è aperto il TV mercato. Conduttori che vengono silurati, altri iper pagati anche aldilà dell’effettiva “gradevolezza” ed introno a questi giochi dell’oca s’innestano le più aspre e sibilline opinioni, che ovviamente il più delle volte sono riconducibili ad interessi politici e non di effettivo tornaconto economico.

La soppressione di un programma di opinione fa scattare immediatamente l’idea del ritorno della dittatura, dell’imposizione di paletti per alcuni soggetti che nel corso della stagione invernale si sono contraddistinti per essersi schierati contro il potere governativo. Certamente il peso di un veto di chi è al governo ha la sua importanza, soprattutto in questi tempi dove non è errato ipotizzare che le leggi del libero mercato siano state soppiantate dalla capacità di sapersi ammanicare economicamente e politicamente con i poteri forti.

Ovvero che me ne frega se perdo dello share e un po’ di pubblicità, sapendo di poter contare sull’appoggio di chi in un semplice battibaleno potrebbe legiferare norme in mio favore. E se prima avevano solo dei presentatori lacchè, adesso possiamo asserire che iniziamo ad avere anche TV private riconducibili a questo stile. Non parlo della TV pubblica in quanto sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Essa è un caso a se stante, oramai platealmente sotto il ferreo controllo politico. Secondo me un risvolto del nostro paese poco edificante. Anzi mortificante ed avvilente anche per le modalità con cui vengono reperite le risorse umane e di come queste vengano poi utilizzate. Da una parte si assumono soggetti non sempre per le qualità professionali e dall’altra, pur possedendo buone risorse professionali, si affidano a società esterne la produzione di numerosi programmi. Il tutto ovviamente con i soldi dei cittadini. Per me resta emblematica quanto rappresentativa di un sistema pilotato dai poteri forti, la nomina della Maggioni (ottima giornalista) alla presidenza della RAI, per non parlare dei vari direttori generali che qualche volta vengono sostituiti solo perché diventati sgraditi al manovratore di turno.

Ecco che in questi giorni alcune sostituzioni sono state viste e valutate come delle vere e proprie epurazioni. Io comunque in tutto questo bailamme, non ci trovo nulla di strano. E’ normale che in questi momenti della stagione televisiva si aprano le dispute e si cerchino capri espiatori di eventuali fiaschi e si dia a qualcuno qualche legnata più frutto di una rivendicazione politica che qualitativa. E’ esattamente il momento giusto. Chi può cerca di prendersi la sua rivincita,  è l’occasione propizia per la vendetta. Nulla di nuovo, solo che è mia personale convinzione che anno dopo anno, l’influenza della politica e dei poteri forti in genere, stia diventando sempre più invadente e condizionante, il tutto a scapito della qualità dei futuri palinsesti, quasi un suicidio a rallentatore che pare favorisca, ovviamente, le Pay TV.

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