Auguri Buon AnnoIl 2014 è oramai iniziato da qualche giorno e a quanto pare l’anno nuovo di nuovo non ci ha portato assolutamente nulla. Anzi la recrudescenza dei difetti del 2013 sta ampliando lo stato di disagio del nostro Paese che non riesce a trovare la giusta strada che ci faccia  ritornare a sperare in un futuro migliore. Il domani, sperato ieri,  è solo la delusione di un oggi senza orizzonte,  dove solo il trascorrere inesorabile del tempo ci fa percepire quanto stia diventata vana ogni speranza, rappresentando  la sensazione più amara che un popolo potrebbe provare. Un popolo senza futuro, un popolo dove il sostantivo futuro pare appartenga all’utopia, intravedendo davanti a se solo un lungo e persistente presente,  inconsistente,  dove lavoro, istruzione, salute sono gli assilli di cui non si riesce più a farne a meno. Conviviamo giorno dopo giorno con un sistema in continua regressione dove alcuni soloni, peraltro super pagati,  trascorrono il tempo a ipotizzare  scenari di ripresa economica dietro ogni prossimo angolo. Di angoli ne abbiamo superati tanti ma ad ognuno di loro abbiamo solo trovato un progressivo peggioramento dei dati economici e finanziari, ovviamente quelli che riguardano la gente comune, non quelli riferibili ai soliti paperoni che contrariamente ad ogni logica etica, continuano ad ingrassarsi a dismisura.

Più volte ho accennato a questa disparità e all’incongruenza dei dati finanziari con la realtà quotidiana della gente di riuscire a sbarcare il lunario.  Ritorno su questo argomento con l’anno nuovo proprio perché ancora una volta le aspettative sono state disattese.  Tragicamente i giorni trascorrono nell’immobilismo più passivo,  come se prevalga il concetto che è meglio non fare nulla che fare qualcosa che poi possa nuocerci. Non sia hanno più idee.  Anche le attese del nuovo segretario del PD pare stiano lentamente naufragando nell’insipienza della nullità. Parole,  idee contraddittorie, proposte e controproposte senza una logica, senza un serio studio della realtà del paese, una formulazione eccentrica di idee alla riscossa buttate via dalla finestra della politica,  giusto per prendere tempo o illudere l’elettorato ingenuo o peggio ancora apatico e indifferente.  Un governo il cui Premier non ho ancora capito se fa il primo ministro o il sacrestano “spegni candele” (come si dice da noi) chiudendo e aprendo le porte della chiesa solo quando c’è da dire messa, con l’unica preoccupazione delle offerte dei fedeli sempre meno copiose.  Non gliene frega nulla di quanti sono andati ad ascoltare Messa, conta solo cosa i presenti hanno lasciato quale obolo ad una chiesa sempre meno frequentata e sempre più messa sotto discussione. 

Un esempio? I marò in India. Un ministro chiede l’intervento dell’ONU, il vice premier quello dell’UE.  Vuoi vedere che domani, all’Angelus Papa Francesco invocherà l’intervento dell’Onnipotente?   Un  governo di uomini senza frontiere a cui manca il minimo comune denominatore cioè: la consapevolezza di rappresentare il nulla e l’umiltà di chiedere scusa e dare le dimissioni come gli altri due esempi di grande virtù e professionalità Saccomanni e la Di Girolamo.

Ecco che nel ripensare a questi soggetti, alle loro gaffe, alla loro arroganza,  che ogni eventuale residua speranza si dilegua,  lasciando il posto ad una amara constatazione di impotenza.

Gli auspici ben auguranti formulati nell’ultimo giorno dell’anno trascorso, al momento son rimaste solo delle frasi fatte, delle belle frasi, probabilmente proferite senza poi crederci tanto, consapevoli,  oramai,  di un sistema avvitato su se stesso che non ha più le risorse e le energie per poter quanto meno accennare ad una inversione di tendenza.  Abbiamo stappato tante spumeggianti bottiglie di spumante. Con i fuochi d’artificio (spero legali) abbiamo dato il benvenuto al nuovo anno e soprattutto ci siamo riproposti con seria determinazione che con l’anno nuovo avremmo cercato di cambiare qualcosa della nostra vita e della nostra partecipazione attiva a questa società che a gran voce pare ci abbia chiamato a contribuire al suo cambiamento.   Ci siamo riproposti che questa sarebbe stata la volta buona per porre in essere tutti i nostri buoni propositi, solo che essendo questi un po’ numerosi e forse anche onerosi, non in termini economici ma in termini d’impegno personale, dopo i soliti primi dieci giorni del nuovo anno li abbiamo riposti nel vano dedicato all’indifferenza, coltivando la centenaria speranza, dura a morire, che arrivi prima o poi qualcuno a toglierci le castagne dal fuoco.     

Pompeo Maritati

   

      

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