Anche il 2013 è oramai sull’uscio di casa. Sta indossando il suo pastrano e s’accinge a fare i suoi ultimi saluti, consapevole di finire tra i ricordi della nostra vita. Di tanto in tanto questo 2013 si guarda intorno, come se cercasse un po’ di commiserazione per chi sa di partire e non più tornare. Solo che intorno a lui c’è solo indifferenza, apatia, anzi i più aspettano ansiosamente che se ne vada fuori dalle scatole essendo stato, lui, il 2013, un anno poco felice.
Io lo definirei un anno senza sale, insipido, incolore, apatico e forse anche un po’ antipatico. Un periodo della nostra vita trascorso tra incertezze e delusioni, tra attese disattese e con l’amaro consolidamento della convinzione che questa società continua a scivolare sempre più giù nel guado della viltà. La politica nel 2013 è stata quella più attiva, non ha perduto una sola occasione per dimostrare quanto sia falsa, ipocrita e purtroppo anche corrotta e vigliacca. Ha platealmente preso per i fondelli decine di milioni di cittadini, conducendoli pian piano per mano, nella povertà e molti dei quali nell’indigenza.
Non solo, hanno avuto anche l’ardire di ipotizzare scenari di ripresa e di ottimismo. In effetti l’ottimismo c’è stato ed è quello che in questi momenti la finanza si sta predisponendo a brindare ai suoi eccezionali risultati: le borse di tutto il mondo, quella di Milano compresa, festeggiano risultati a doppie cifre. Lo spread quello in riferimento ai bund tedeschi ha toccato la soglia dei 215 punti, un risultato straordinario. Ma non fa niente se la disoccupazione si è raddoppiata e continuamente le aziende chiudono.
Insomma un 2013 ipocrita, dove la gente si è ulteriormente incattivita. Basta sfogliare le pagine di cronaca nera dei giornali per prender coscienza della recrudescenza dei reati contro la persona. Delitti, rapine, stupri, spaccio di narcotici, per non parlare poi della corruzione, concussione, falso in bilancio. Uno scenario forse che definirlo da quarto mondo potrebbe risultare un’offesa per coloro che oggi appartengono a questa categoria.
Forse mai nella storia del nostro Paese si è toccato il fondo come nel 2013. La democrazia è oramai un sostantivo il cui significato è da ritenersi fuori luogo e quel che è peggio obsoleto. I detentori del potere politico, agevolmente manipolati da coloro che detengono quello economico stanno soffocando il paese agevolati da una preoccupante apatica indifferenza alle problematiche che assillano e oscurano in particolare il futuro di milione di persone.
E’ veramente sconcertante come il 2013 abbia potuto produrre, nel volgere di appena dodici mesi, una così vasta frattura generazionale, per fortuna al momento senza conseguenza ma che se non si porranno quanto prima dei rimedi la situazione potrebbe sfociare in disordini sociali.
Saluto quest’anno senza alcun rammarico, anzi come dicevo prima, sarà bene che se ne vada, sarebbe stato altrettanto meglio se andandosene si portasse via anche tutta questa sporcizia, con la quale dovremmo continuare a convivere con l’ auspicio di cominciare ad imparare a produrne di meno, anche se all’orizzonte non s’intravedono elementi che facciano ipotizzare un concreta inversione di tendenza.
Come di consueto a questo punto sono d’obbligo gli auguri, solo che quest’anno, per la prima volta, preferisco esimermi dal porre in essere un’abitudine che dovrebbe presupporre l’assunzione di impegni futuri poi puntualmente disattesi. Pertanto a tutti voi rivolgo solo un saluto, arrivederci nel 2014.