Il ritorno alla dracma un rimedio peggiore del male ovvero quando la scelleratezza diventa follia. Da più parti da alcuni giorni si sente parlare, con insistenza e con seria preoccupazione di far uscire la Grecia dall’euro ma non dall’Europa, almeno per adesso. Come se questa operazione potesse in un certo qual modo attenuare le ripercussioni negative sulla valuta europea. In poche parole questa ipotesi comporterebbe uno scenario finanziario del tutto nuovo, le cui conseguenze potrebbero rivelarsi peggiori del rimedio. In Grecia la banca centrale rimetterebbe in circolazione la dracma il cui valore sarebbe agganciato all’euro. Una pura follia architettata dai soliti gnomi della finanza che oramai da decenni sono abituati a curare il cancro con l’aspirina, rimandando l’intervento chirurgico. Avremmo così una moneta, la dracma, che ovviamente per definizione economica sarà cattiva e che avrà valore solo in Grecia e i rapporti con l’estero verrebbero regolati in euro il cui valore sarà stabilito probabilmente da chi più di tutti ha da perdere, compromettendone, come peraltro avvenuto sinora con le scellerate politiche di rigore, una eventuale ipotesi di ripresa dell’economia ellenica.
Ricordo brevemente quella classica teoria sulle monete studiata in economia: la moneta cattiva generalmente scaccia quella buona, attenzione la dracma in questa circostanza rappresenta quella cattiva e questo dovrebbe far riflettere seriamente i nostri governanti europei. E’ il classico gioco delle tre carte dove chi tiene il banco sarà la solita finanza che farà di tutto per non far capire bene quanto effettivamente pesi questa nuova dracma. L’economia ellenica interna verrebbe falsata in quanto la prima e immediata conseguenza sarà un secondo mercato valutario interno al paese, ovviamente illegale, in cui verranno scambiati euro per dracme. Un vero e proprio mercato nero. Il paradosso, stando a quando già ventilato negli ambienti della troika è che il debito pubblico greco resterebbe in euro e il suo controvalore in dracme andrebbe a modificarsi in virtù del suo effettivo valore interno.
Una delle conseguenze più preoccupanti sarà quanto questo sistema scoraggerà gl investitori stranieri, relegando sempre più la Grecia ai margini non solo dell’Europa.
E’ veramente una follia, una demenza preoccupante che oltre a costare molto cara al popolo greco servirà solo per prender tempo e far consolidare alcune posizioni di controllo di strategia finanziaria da cui poi ne deriverebbero le nuove nomine politiche. Guarda casa a fine anno la presidente del fondo monetario internazionale Christine Lagarde mira ad essere rieletta, motivo per cui ha irrigidito la sua posizione nei confronti della Grecia in quanto i poteri forti di questo pianeta, quelli che poi la rieleggerebbero, sono orientati per una politica di rigore.
Ulteriore elemento negativo sarà rappresentato da un sistema economico produttivo interno della Grecia, che non avrà alcuna possibilità di ripresa, scivolando lentamente nell’indigenza pilotata in quanto i greci saranno costretti, gioco forza, a ridurre le spese pubbliche non avendo il sostegno europeo se non quello che per un certo periodo di tempo sarà mirato a non provocare grossi scossoni sul valore dell’euro nei confronti delle altre monete più importanti quali il dollaro. In poche parole gli aiuti europei saranno indirizzati a mantenere un minimale sistema sociale, un palcoscenico da esibire a tutti i patner europei e non solo, che serva da monito a quelle nazioni la cui economia è traballante. E’ d’obbligo chiarire che quando parliamo di economie traballanti, queste quasi sempre sono interessate da corruzione e clientelismo, che a onor del vero fanno comodo proprio ai paesi più virtuosi in quanto trovano conveniente far affari “facili”.
La BCE da alcuni mesi e per quasi tutto il 2016 stamperà carta straccia, con la quale sta già acquistando titoli del debito pubblico dei patner europei per oltre 60 miliardi mese. Un’operazione che si sta rivelando positiva per il debito pubblico italiano in quanto il cambio di fronte di Renzi, tradendo Tsipras e spalleggiando la Merkell, sta favorendo in modo perverso e finanziariamente innaturale che lo spread dei nostri titoli resti ancora sotto i 160 punti. Un’operazione questa che unitamente a quanto avvenuto per i titoli spagnoli dovrebbe ammontare a circa 100 120 miliardi, che peraltro sono irreali, ovvero virtuali non avendo come corrispondenza alcun valore economico o produttivo di riferimento. Una vera e propria bolla di sapone che sta sorvolando i cieli dell’Europa, con il benestare degli USA, che in questo modo vedono l’euro al riparo, evitando alla moneta americana ulteriori rivalutazioni che andrebbero a danneggiare le loro esportazioni.
Tutti aspettavano la Russia e la Cina che entrassero su questo palcoscenico da protagoniste, invece no. La Russia non può più di tanto irritare l’EU e gli USA che inasprirebbero le sanzioni già vigenti e la Cina, intelligentemente e furbescamente si è messa a guardare alla finestra senza prendere alcuna iniziativa se non affacciandosi da noi, di tanto in tanto per mettere a segno qualche buon colpo acquistando aziende che proprio per la deficiente politica finanziaria posta in essere in questi anni dalla troika, sta mettendo in ginocchio. La Cina non potrà mai aiutare la Grecia, anzi al contrario la vorrebbe morta, perché questo rappresenterebbe una forte caduta del valore dell’euro nei confronti del biglietto verde e dato che la Cina detiene quasi un quarto del debito pubblico americano, questa vedrebbe pesare sempre più la sua ingerenza finanziaria. Purtroppo molti credono e sperano negli aiuti alla Grecia da fonti extraeuropee, cosa che io ritengo molto poco probabile. La globalizzazione dell’economia e della finanza ha intrecciato i suoi interessi in tutti i continenti in modo tale che favorirne una sola parte potrebbe compromettere quelli di in un altro continente.
Purtroppo le politiche economiche di questi ultimi decenni son ostate improntate esclusivamente sul tornaconto finanziario. I governi pilotati dalla finanza hanno attinto da lei i fondi necessari per far fronte alle spese interne, avendo già da tempo messo in piedi sistemi e apparati di burocrazia sociale più costosi di quanto il sistema fiscale interno avrebbe consentito. La spudoratezza di tanti governanti che hanno fatto prevalere l’egoistico potere politico, che pur di mantenerne il consenso, elargendo forme di assistenza sociale generalmente inadeguate per la capacità economica del loro paese, hanno fatto ricorso alla finanza privata. Quest’ultima diretta da persone capaci e competenti, contrariamente di quanto avviene nella gestione della pubblica cosa, generalmente soggetti frutto di nomine clientelari e pertanto generalmente incapaci o inadeguati al ruolo ricoperto, che poi legiferano in favore della finanza amica, pur di ottenere i fondi necessari a mantenere alto il consenso elettorale. Ecco che la politica perde aderenza con le reali esigenze del paese, il paese diviene sempre più povero mentre la lobbie della finanza attraverso il sistema bancario diventa sempre più ricca, più potente al punto che oggi è lei a determinare il futuro politico e sociale di un paese.
La Grecia oggi necessita di una sola decisione: congelare il suo debito pubblico per almeno 50 anni. Proporre serie riforme che corrispondano alla media degli standard europei; immettere nell’economia greca non meno di ulteriori 50 miliardi da destinarsi esclusiva menti agli investimenti strutturali, questa volta controllati, che favoriscano l’avvio della piccola e media impresa; sia consentito alla Grecia un periodo non inferiore ai dieci anni di sgravi fiscali da riconoscere agli investitori stranieri. Solo in questo modo la Grecia potrebbe nel giro di un lustro ritornare quanto meno a non aver bisogno di sostegni finanziari. Io resto del parere che la fine la Grecia ci costerebbe molto di più. I poteri forti che oggi dettano e determinano il futuro dei nostri popoli la penseranno come me?