Quando tutto sembrava oramai scorrere veloce verso un accordo definitivo, ecco spuntare dal cilindro del ministro delle finanza tedesco una ulteriori avversità: il parlamento greco ha approvato tagli per 12 miliardi con i voti dell’opposizione e pertanto poco credibili, in quanto questo presupporrà instabilità interna al partito di Tsipras e quindi sulla tenuta del governo. Se dovessimo analizzare tutte le leggi approvate in questi ultimi anni dal nostro parlamento con il voto trasversale delle opposizioni (leggi patto del nazareno) avremmo dovuto avere lo spread a 1200 e aver dichiarato default da almeno due anni. E’ una opposizione da parte del ministro tedesco che nasconde qualcosa di diverso, di più profondo, che forse solo oggi cominciamo a focalizzare.
Tsipras propone la riduzione del taglio delle pensioni baby, aumento dell’IVA e aumento della tassazione al alcune categorie privilegiate, per un taglio complessivo di ben 12 miliardi di euro in due anni. Un risultato secondo me che va aldilà di ogni aspettativa, come peraltro, in sede di Commissione Europea affermato a più voci. Invece no, per la Germania non va bene.
Dato che non vorrei in questa sede rievocare vecchi ricordi riconducibili ad un passato orrendo di cui il popolo tedesco si è reso protagonista assoluto, dovrei allargare il mio orizzonte a scenari di strategia politica e finanziaria. Dato che la politica è succube della finanza, cioè che nulla dei nostri governi viene posto in essere senza il benestare dei grandi interessi della finanza e delle banche, mi viene da ravvalorare la mia iniziale tesi, ovvero quella in cui affermavo che la Grecia era diventata la nuova Ifigenia del terzo millennio, però con fini diversi da quelli inizialmente da me indicati. Il debito finanziario greco se riflettiamo è ben poca cosa rispetto ai seguenti avvenimenti: all’iniezione di liquidità che da marzo scorso sta facendo la BCE, oltre 60 miliardi di euro al mese, guarda caso nessuno di questi miliardi destinato alla Grecia; il paradossale prestito ponte fatto dalla BCE alle banche europee di oltre 1000 miliardi al tasso dell’1%; alla costituzione nei vari stati membri dell’Unione Europea della Bad Bank, ovvero quella istituzione che assorbirà le sofferenze delle banche che poi saranno appianate dal ministero del tesoro. Basti pensare che per l’Italia la bad bank prevede di assorbire 150 miliardi, che non mi pare possano rappresentare bruscolini.
Tutto ciò anzidetto non è raffrontabile a quello che oggi potrebbe essere un semplice aiuto al governo greco di appena 50 miliardi. Quindi sotto gatta ci cova. Che cosa sta covando in gran segreto la finanza mondiale? Qual è oggi il suo fine strategico? La logica pura e semplice che dovrebbe accontentare capre e cavoli dovrebbe essere quella di erogare un ulteriore aiuto ai greci di 72 miliardi di euro, questa volta destinato alla crescita economica e non alle banche, cosa a cui dovrebbe pensarci direttamente la BCE (che comunque utilizzerà i nostri soldi oppure continuerà a stampare ulteriore carta straccia, come per i 60 miliardi al mese, che tra poco più di un anno si ritorceranno contro tutto il sistema monetario europeo, producendo una forte inflazione visto che a fronte di oltre 1600 miliardi di carta straccia non si sarà un ulteriore incremento del PIL di almeno 3200/3500 miliardi ).
Purtroppo l’ostinazione tedesca e finlandese supinamente condivisa da altri paesi dell’est europeo, mai particolarmente simpatizzanti della Grecia, sta frenando quello che pareva un accordo fatto, secondo me per questo recondito motivo: chiudere la partita erogando gli aiuti in gioco sarebbe uno smacco della politica austera e soprattutto punitiva della Germania, che la porrebbe in secondo piano nella politica estera, scavalcata dalla Francia e con lo sguardo alla Gran Bretagna che il prossimo anno voterà se restare o darsela a gambe levate dall’UE. Serve pertanto un segnale forte di credibilità della gestione monetaria europea per convincere gli inglesi e le grandi masse di liquidità monetaria flottante nel mondo, che da noi non si scherza e chi si indebita paga. Ulteriore elemento sarà quello di portare su un nuovo tavolo di discussione gli USA che fremono per un immediato accordo, in modo da riportare l’euro su, e la Russia che spinge per l’eliminazione delle sanzioni che pesano per decine di miliardi proprio sulla bilancia commerciale di alcuni stati europei quali Germania, Francia e in particolare dell’Italia. Sarebbe questo il contentino (con ovvio tornaconto personale) da riconoscere alla politica voltafaccia di Renzi nei confronti di Tsipras.
Da non sottovalutare, quale ultimo scenario, il fatto che facendo circolare la dracma in Grecia, solo in Grecia, agganciata all’euro, il sistema monetario mondiale proverebbe, cavia il popolo greco, le reazioni finanziarie economiche e sociali al momento sconosciute ai soloni dell’economia.