A distanza di pochi giorni, gli indicatori economici propinatici dalle organizzazioni mondiali che seguono l’economia sono tutti rivolti al “bel tempo”. Da quella che sembrava una catastrofe recessiva dai cupi e incerti risvolti, si è passati in solo pochi giorni ad un quadro più roseo. Vengono riviste le stime di crescita e di contenimento dei debiti sovrani, in particolare dell’Europa. L’ Italia dovrà riuscire entro il 2013 ad arrivare l’agognato pareggio di bilancio, ipotizzando scenari di crescita già dal 2014. Il gelido vento di tramontana che ha schiaffeggiato le nostre speranze, è stato sostituito da uno più caldo, che ci accarezza il viso, come se tutto quello che è successo è stata solo una prova di un copione oramai abbandonato. Addirittura la ventilata preoccupazione riveniente dai mercati asiatici, Cina in testa, sembrano rientrati. Le borse volgono al bello. Ripartono alla grande gli acquisti azionari e dei titoli di stato. L’ottimismo è di scena e lo spread dei BTB decennali rispetto a quelli tedeschi scende.
Non vorrei essere io il guastafeste, però a onor del vero, pur non disponendo di miei dati di analisi personali, non avendone le possibilità, il tutto mi pare l’allestimento frettoloso di una commedia i cui due primi atti svolgono una farsa comica allegra, mentre l’atto finale altro non è che la solita tragedia greca. Con la produzione industriale in ribasso, con l’incalzante e pauroso aumento dei disoccupati, con i consumi in picchiata e con la preoccupazione che stia prendendo corpo una seconda manovra correttiva, visto che i dati sono in continuo peggioramento, qualcuno ha già visto spuntare le rose. Spero solo che non sia lui l’unico a godere dei fiori e a noi lasci le spine.
Qualcuno qualche anno fa, inneggiando all’ottimismo, sciorinando prospettive di benessere illusorie, bastonava coloro che invece intravedevano scenari pessimistici. Costoro furono addirittura barbaramente additati quali “porta iattura”. Ahinoi, quest’ultimi avevano ragione e le conseguenze di quel becero ottimismo sono sotto i nostri occhi, o meglio nei nostri portafogli vuoti.
Aldilà di tutte queste considerazioni che in un certo qual modo oggi trovano lo spazio illusorio di un attimo, la realtà è che il gioco dell’altalena degli indici andamentali, spesso in controtendenza alla realtà percepita dai cittadini, serva solo a generare flussi di capitale derivante da speculazioni. E’ fuori da ogni logica che un sistema possa pagare nel breve spazio temporale di un mese il frutto di anni di lavoro per poi recuperarlo in una sola settimana e poi, alla luce di nuovi dati, ripiombare nel buio.
Si è da poco chiuso il G8 improntato sulla crescita. Tante parole, tante ipotesi ma io non ho visto chiudersi questo summit con delle vere e proprie proposte costruttive da porre in essere subito, il giorno dopo. L’Obama dream ancora una volta, preoccupato più delle prossime elezioni, si è fatto tirare un altro bel calcio nei fondelli da un’altra banca americana, che ha presentato il conto di circa tre miliardi di dollari e c’è chi dice che le perdita siano ancora superiori. In tutti questi anni in cui è evidente l’invadenza della speculazione finanziaria e della carenza di regole in materia, nulla è stato fatto e nulla è ancora all’orizzonte decisionale dei nostri governanti.
Tornando invece alla realtà italiana, oggi rischiamo ancora una volta di cavalcare ipotesi di crescita non suffragati dalla realtà. L’Italia è pervasa da fatti angosciosi che ne minano la coesione e la sua credibilità internazionali. L’attentato di Brindisi è la faccia di una medaglia di una scarsa presenza dello stato sul territorio, la preoccupante persistenza di vaste aree del paese ancora soggiogate alle cosche mafiose, elemento questo che sicuramente rallenta l’ingresso di investimenti dall’estero . Cosa dire poi della durata dei processi. Proprio qualche giorno fa, non avendo di meglio di cui discutere sulla nostra TV è stato dato risalto alle vicende fiscali di Maradona. Un paradosso che alla fine, nonostante il soggetto sia un evasore, è riuscito ad attirare le simpatie del pubblico in quanto un presunto debito erariale di circa 5/6 milioni di euro sia diventato, nel giro di venticinque anni quasi 50 ma quello che ancor di più fa rabbia è che si stava trattando di un contenzioso, non ancora chiuso pendente da circa 25 anni. Stiamo scherzando? Aldilà del Maradona, e di quant’altro di cui prendo le debite distanze, è inconcepibile che uno stato moderno possa portare avanti un contenzioso tributario per 25 anni. E’ questo quello che vedono gli investitori stranieri, un Paese dove la giustizia soprattutto quella civile è lenta e faragginosa, che scoraggia chiunque a venire qui in Italia a portare i suoi denari. Se poi tocchiamo il tasto della corruzione e del clientelismo allora penso che chiunque preferirebbe andare ad investire altrove, tranne che in Italia.
Ancora oggi, nonostante tutto ciò sia così lampante, non si pone alcun rimedio. Il falso in bilancio non è un reato penale e la corruzione è un fatto personale che potrebbe addirittura essere elemento di merito e non di demerito, in quanto dimostra a tutti gli altri fessi di italiani che costui è stato più furbo e scaltro degli altri. Oggi pare che l’Italia faccia prevalere furbizia e scaltrezza non utilizzata a costruire una società migliore, bensì uno strumento di arricchimento personale a scapito degli onesti lavoratori.
Ecco perché non credo, almeno per adesso e alla luce di quanto ci sta succedendo elementi di controtendenza. Ieri il partito democratico ha fatto festa per il risultato amministrativo parziale. In effetti i dati consuntivo hanno presentato un risultato opposto e capovolto rispetto alle precedenti consultazioni, premiando il partito democratico a scapito di un PDL e lega in declino. Non ha però capito il partito democratico che trattasi di ripiego e che certamente la gente non crede nemmeno in loro. Un partito che non riesce a trarre le giuste riflessioni dopo le amministrative di Napoli e Milano e adesso di Palermo e del dilagante fenomeno dei Grillini in modo particolare, dove è stato sonoramente smaccato, non ha futuro e quel che è peggio non consente di avere un futuro anche a noi.
Pompeo Maritati