E’ proprio vero che spesso dalle macerie si riesca a trovare quel coraggio civile ed ideale per rilanciare una nuova sfida non alle intemperie della vita, ma a se stessi. Essere capaci nella tragedia, nel degrado materialistico dei bisogni della vita, di ritrovare quella forza e soprattutto le idee, nuove idee, rappresenta la parte più nobile del pensiero dell’uomo. Saper ritrovare la strada maestra che conduca finalmente verso l’alba di una società civile improntata nel rispetto delle regole, dove a prevalere siano i valori di solidarietà e capacità e non l’intrallazzo di un becero e squallido clientelismo che ha appiattito e a volte cancellato ideali e competenze, altro non è che il riabbraccio dell’insita ed immortale speranza che vi è in tutti noi. Questa nuova brezza sembra aver iniziato a irrorare il cervello narcotizzato di tanti milioni di italiani che negli ultimi vent’anni hanno desiderato e posto in essere uno stile di vita tanto diverso dal suo tradizionale e consolidato DNA. Il popolo di geni, letterati, artisti, esploratori, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, aveva abbandonato la sua storia, addirittura aveva iniziato anche a revisionarla a proprio uso e consumo.L’unità d’Italia cominciava ad essere compromessa ed il tricolore era diventato un oggetto da “toilette” (giusto per non scendere nello squallore di chi ne aveva dato una definizione diversa!). I giovani non trovavano più un posto di lavoro se non una occasionale opportunità di sfruttamento, paragonabile solo ai più bui periodi storici di questo Bel Paese. La capacità personale, la professionalità, la spiccata attitudine caratteriale a ricoprire determinati ruoli lavorativi era stata completamente sostituita da un dilagante clientelismo settario, spesso frutto di facili accondiscendenze di bassa lega. Signorine di bella presenza, escort (e pensare che all’inizio pensavo si parlasse dell’auto alquanto nota di una rinomata casa automobilistica, e molti hanno anche pensato alla ruota di scorta, solo che oggi questa si chiama ruotino)avevano contribuito a segnare quella che un domani sarebbe diventata la storia di questo paese. Una storia in cui finalmente le pari opportunità concesse al sesso debole prevalevano per via del più vecchio dei mestieri del mondo, rispetto alle altre serie ed apprezzate virtù femminili.
E’ finalmente giunto il giorno in cui questo nostro popolo ha iniziato a guardarsi intorno, soprattutto dietro, e a chiedersi: “ma dove sto andando?” Il torpore mediatico di una realtà ovattata e per certi versi occultata, nascosta, dove l’ottimismo è paragonabile al quel povero disgraziato che caduto per terra gli si conficca un ramo nell’occhio e rialzatosi ringrazia Dio che quel ramo non era biforcuto, nel qual caso avrebbe probabilmente perso tutti e due gli occhi, ha offuscato la capacità discernitiva e valutativa, consentendoci giorno dopo giorno di scivolare verso il baratro del degrado soprattutto sociale del nostro popolo, peraltro ridicolizzatosi agli occhi del mondo intero.