Obelisco - LecceLa Grecia, l’Italia, la Spagna,  rigorosamente sotto il controllo della BCE annaspano nella turbolenza speculativa dei mercati finanziari. L’ondata di incontrollato nervosismo sta determinando situazioni paradossali, dove riscontriamo che il valore delle azioni delle aziende quotate in borsa risultano inferiori a quello dell’effettivo valore patrimoniale. Se prima, sino a qualche anno fa in effetti molte nostre aziende erano iper quotate, oggi la situazione, capovolgendosi presta il fianco a degli scenari non idilliaci. L’allegra conduzione del debito pubblico di alcuni stati, USA in testa, avvenuta negli ultimi decenni, ha generato, ad iniziare dalla Grecia, un nuovo periodo storico dove a far paura è la massa enorme del debito pubblico, riportando in secondo piano l’elemento, secondo me più importante di tutti, la crescita economica, ovvero il PIL il prodotto interno lordo. La spasmodica corsa al taglio delle spese,alla riduzione dei costi degli apparati pubblici è cosa giusta e buona, se non è scelleratamente applicata proprio a quegli elementi fondamentali dell’economia che più degli altri sono deputati a far crescere il PIL degli stati più indebitati.

Bene il taglio e la revisione dei costi del carrozzone pubblico, se tutto ciò viene fatto con la necessaria e rigorosa individuazione delle larghe sacche di inefficienza e di spreco, provvedendo nel contempo a legiferare norme severe atte ad evitare il ripetersi del clientelismo e corruzione. Oggi purtroppo assistiamo, non solo in Italia, ad una corsa dove il traguardo è costituito solo dal dimostrare di essere stati capaci di tagliare 10, 20, 50, 100 miliardi di euro, non importa come, importa solo la quantità. Quanto questi tagli vadano ad incidere sul reale sviluppo del paese interessato sembra essere diventato il problema secondario. Ai greci tra poco faranno pagare anche l’aria che respirano. Però se qualcuno si facesse un giro per le strade di Atene, Salonicco, Patrasso, percepirebbe un’atmosfera tipica dei film del dopoguerra. Negozi, ristoranti, alberghi semi vuoti, la gente non spende in quanto non dispone più del minimo necessario. Ecco che tantissime attività commerciali stanno chiudendo andando ad infoltire l’ormai fitta e preoccupante schiera dei disoccupati. Se la Grecia non cresce, se l’Italia non riuscirà più ad essere competitiva sul mercato mondiale, come faranno questi paesi a raggiungere il pareggio di bilancio, quando il loro PIL annuale andrà drasticamente diminuendo?

Scusatemi ma penso che il sistema imposto dall’Europa, che pare oggi sia divenuta tedesca, è da ritenersi folle  quanto egoista. Torno a ripetere sino alla noia, quando gli stati più indebitati dell’unione europea continuavano ad indebitarsi, probabilmente anche per effetto di piacevoli affari bilaterali proprio con la Germania, non abbiamo riscontrato tanta rigorosità. 

In momenti come questi, laddove si volesse veramente far crescere l’economia due sono i palcoscenici su cui muoversi, con uguale determinazione: riduzione degli sprechi e interventi seri nell’economia reale e produttiva del paese.

Una ricetta per certi versi semplice,  ma molto difficile da attuarsi, se di mezzo non si tolgono tanti personaggi che la cui capacità professionale in materia è alquanto discutibile. Nell’interesse generale del paese, senza voler dare alcun giudizio sull’attuale governo, visto le difficoltà nel suo interno di trovare una via d’uscita che non sia sempre frutto di continui compromessi, bisogna che questo passi la mano ad un governo tecnico che per almeno  un paio d’anni, attraverso uomini di provata capacità professionali, e spogliati degli interessi dei singoli partiti, possano mettere in atto una seria politica di rigore unitamente ad un progetto di crescita economica e finanziaria del paese (l’Utopia politica?).

Se vogliamo ridurre il pauroso debito pubblico che ci attanaglia bisogna assolutamente far crescere l’economia. Produrre di più, creare nuovi posti di lavoro per consumare di più. Far riprendere velocità alla nostra moneta interna. Non è facile, perché prima di tutto bisognerà fare una elefantiaca iniezione di fiducia, rimuovendo corruzione e clientelismo le vere palle al piede dell’economia italiana.  Il tempo a disposizione per realizzare norme e progetti seri si sta drammaticamente riducendo, non c’è più spazio temporale, gli armistizi nelle guerre della finanza non sono previsti e pertanto dobbiamo fare in fretta, sperando che prima o poi il buon senso prevalga.        

  

   

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