Oggi parliamo delle nozze d'oro della Finanza. L’andamento dei mercati finanziari, in questi ultimi giorni è euforico. Giorno dopo giorno tutti gli indici tendono a toccare traguardi di grande soddisfazione, ovviamente per tutti coloro che detengono azioni ed obbligazioni. Il mondo intero con gli USA in testa stanno facendo un dissennato uso di champagne, nel festeggiare, settimana dopo settimana, la lievitazione del valore dei loro titoli azionari dei loro listini di borsa. Negli USA addirittura oltre ad aver recuperato le perdite subite, hanno ripristinato tutti i posti di lavoro perduti nel corso dei precedenti anni di crisi. Anche in casa europea sono tutti in festa, una festa in tono minore, ma sempre festa è.
L’ Italia, invece, continua vivere la sua crisi che pare, nonostante gli sprovveduti ed improvvidi annunci preelettorali, continua ad imperversare, generando l’aumento della disoccupazione e del numero delle famiglie che veramente non riescono più a sbarcare il lunario, in poche parole una crisi irreversibile. La crisi da noi è sempre più profonda, lo spiraglio di luce intravisto alla fine del 2013 è stato immediatamente tappato con del cemento, affinchè nessun altra raggio di fioca luce potesse disturbare il lento ma inesorabile declino di un intero Paese.
I numerosi buoni propositi, al momento e non perché voglia fare il bastian contrario ad ogni costo, sono tutti naufragati, forse qualcuno sta annaspando nella tempesta dell’incapacità, che forse a volte definire imbecillità non sarebbe sbagliato.
Oggi lo spread tra i nostri bond e quelli tedeschi è sceso a 140. Sei mesi fa non ci avremmo scommetto nemmeno un centesimo. E’ questo il paradosso, che è difficile da capire e soprattutto come possa essere possibile che in un contesto economico disastroso, in un degrado sociale ed etico, la finanza riesca allegramente a vivere una sua vita separata e indipendente dalle sorti di milioni di famiglie e da milioni di persone che il lavoro non ce l’hanno più. Una finanza che secondo me ha perso il suo valore e soprattutto la capacità di costruire la ricchezza. Una finanza che oramai pare non abbia più bisogno del mondo reale su cui poggiarsi, visto che comunque riesce a incrementare il proprio valore, a distribuire dividendi, come hanno fatto la maggior parte dei nostri istituti di credito. Oggi si ha la sensazione che la finanza sia riuscita a creare un mondo collaterale, con vita propria dove le sorti di un popolo non hanno alcuna influenza su di essa in quanto flottante sull’intero pianeta, alla ricerca di migliori lidi e dove alla meno peggio possa divertirsi a giocare con se stessa.
Il mondo intero non ha mai posto in essere delle vere regole che evitassero che la finanza diventasse il primo potere assoluto. Da strumento da utilizzare per il raggiungimento del fine sociale, cioè il benessere dei popoli, si è trasformato nel manovratore unico e indiscusso, dove gli interessi di alcuni, ovvero di coloro che ne detengono le redini, divergano, e, addirittura siano in contrapposizione agli interessi sociali dei popoli. Non è la finanza che sbaglia, ma l’utilizzo che viene fatto di essa, attraverso le aperture di credito legale consentite subdolamente dai governi, che anch’essi hanno da tempo perduto di vista il vero fine della politica.
Oggi se milioni di persone sono senza lavoro, se milioni di famiglie non hanno più un futuro, dove è stata anche ipotecata la speranza, la colpa pare sia proprio di quest’ultimi in quanto incapaci oramai di rappresentare un centro di profitto per la finanza. E’ l’incapacità di saper realizzare una forte barriera, un’onda d’urto all’immane fagocità di un sistema basato solo sulla redditività e produttività che consente, grazie anche ai favori governativi, che spesso ne favoriscono gli eventi drammatici, attraverso una squallida legiferazione di norme proprio contro la socialità. Non sono contrario, anzi sono convinto che produttività e redditività vadano favorite ma con strumenti scientifici e non manipolate dallo sfruttamento politico finanziario, dove l’unico ed esclusivo interesse è quello di favorire una lobbie.
Le problematiche anzidette non appartengono solo al sistema Italia ma a tutto il mondo, dove pare l’elemento che unisce tutti sotto una bandiera , non quella dell’ONU, ma quella della globalizzazione della finanza. E’ essa che ne ha accelerato il processo, soprattutto da quando si ha avuto la possibilità di spostare enormi quantità di denaro liquido da una parte all’altra del mondo con un solo clic. Se poi a quanto anzidetto ci aggiungiamo l’ulteriore elemento della corruzione, allora il gioco diventa sempre più facile, in quanto i detentori del potere politico, peraltro designati in generale dagli stessi lobbisti, favoriscono i loro intrallazzi, a scapito del popolo, attraverso una legiferazione pilotata.
E’ questo in particolare il caso Italia dove gli anticorpi a questa generale e dilagante epidemia rappresentata dalla corruzione, pare non siano stati ancora trovati o quanto meno resi idonei a contrastare quello che è un declino, non solo economico ma anche morale di un intero popolo, che ancora è lì sonnecchiante che aspetta, come al solito, che qualcun altro, gli tolga le castagne dal fuoco.
Con questo mix di elementi , rappresentativi della qualità etica, culturale ed economica del nostro Paese, la finanza tra poco festeggerà le sue nozze d’oro.
Pompeo Maritati