Politica EconomiaE’  oramai imminente una deflagrazione economica, politica e sociale di immani proporzioni. Non è catastrofismo. E’ l’amara consapevolezza di chi da mesi osserva con attenzione tutto quello che la nostra classe politica sta concretizzando.  Cioè Nulla.  Aldilà del governo Monti,   che penso abbia prodotto più guai che benefici,  fatta salva l’immagine etica, la politica è oramai avvitata su se stessa. L’ottusa imbecillità nel non riuscire a capire che le risorse sono finite, che il Paese è allo stremo delle sue capacità di restare in piedi,  questi (leggi politici e classe dirigente del paese) ancora oggi fanno cagnara per accaparrarsi la poltrona di turno, oggi rappresentata dalla più alta carica dello stato.  Il PD è alla soglie di una seria crisi di nervi che lo porterà ad una scissione che altro non farà che favorire ancora una volta il centro destra.  Quante volte ho scritto in merito al PD circa la sua straordinaria capacità di sapersi fare male da solo. D'altronde ha avuto un’ottima occasione per procedere ad un reale rinnovamento ma ha preferito ripercorrere il solito viottolo dalemiano.  Il PDL, paradosso della politica,  oggi si è fatto il portavoce del bene del paese,  per cui è disposto a mettere da parte la sua arrogante alterigia e procedere ad un governo di larghe intese, l’importante è che possa sempre e comunque risultare determinante nelle scelte future, come se l’Italia  oggi ha la possibilità di scegliere quale strada seguire.  Questo poi è un altro paradosso. Se continuano così a Berlusconi assegneranno il Nobel per la pace e a Bersani  la palma dello sfigato.     

I dati economici andamentali sono in continuo declino e c’è chi ancora trova il tempo per pensare a un nuovo inasprimento fiscale anche se lo stesso Monti pare si stia ravvedendo circa i nefasti esiti della sua politica di rigore. In tutto questo marasma di voci a volte false e tendenziose, il sistema politico è lì fermo, bloccato ad un bivio incapace di avere il coraggio di saper scegliere quale delle due strade da percorrere. Anche perché oggi di strade ne son rimaste solo due: o si fa l’accordo di larghe intese, favorendo così il PDL, oppure si va alle elezioni, da tutti ritenute il male peggiore. Così pensavo anch’io, sino a quando non ho constatato che il nostro Presidente della Repubblica ha preferito tergiversare percorrendo un viottolo inusuale per la politica italiana, quello della nomina di 10 saggi e che saggi! Le consultazioni post voto non hanno esperito alcun esito positivo atto alla formazione di un nuovo governo. L’assegnazione provvisoria a Bersani di ricercare convergenze ha ulteriormente dimostrato la distanza tra i vari partiti che avrebbe consigliato di andare subito al voto. Invece no. Si tergiversa ricercando alchimie politiche che anche laddove eventualmente e artatamente confezionate rischierebbero di durare dall’alba al tramonto.  Nel contempo son trascorsi ben 45 giorni dalla consultazione elettorale e Monti, come il mitico Atlante pare essersi ripreso tutto il peso governativo senza che la gente lo abbia votato, basta pensare al suo modesto 8% per capire quanto sia stato apprezzato.  La tragedia che io intravedo all’orizzonte non sono le elezioni anticipate a giugno, che comunque sarebbero, visti i fatti, la soluzione del male minore, è l’assenza da parte della nostra classe politica di un minimo di dignità politica in un momento in cui ogni interesse personale o di partito dovrebbe essere messo in secondo piano rispetto alle esigenze di una economia a rotoli e di milioni di disoccupati.  Una situazione che paradossalmente sta favorendo il centro destra che se andassimo a nuove elezioni rischierebbe di ridiventare il capo del Governo. V’immaginate le cancellerie ti tutta Europa nel ritrovarsi tra i piedi di nuovo Berlusconi? Ecco questo è catastrofismo.  Ahimè, sempre all’orizzonte dei questo scenario apocalittico non si intravedono nuovi soggetti credibili. E’ questa la preoccupazione più grande, non essere stati capaci di produrre validi anticorpi ad una politica incancrenita.

 

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