Come cambiano i tempi. Un tempo, non tanto tempo fa, eravamo generalmente tranquilli, almeno coloro che non avevano l’assillo di cercarsi un posto di lavoro e che alla fine della giornata avevamo messo insieme il pranzo con la cena.
La tranquillità rappresentava uno status symbol abbastanza comune, soprattutto nei felici decenni di crescita economica e sociale del nostro Paese. Da qualche mese in qua è in auge una nuova moda, un nuovo modo di essere o quanto meno di definire la propria tranquillità e che tutto sta andando per il verso giusto, cioè “stiamo finalmente sereni”.
Nella società odierna, oramai, è di moda definirsi sereni, sempre e comunque, in qualsiasi circostanza, anche se dietro la porta di casa ci sono già parcheggiate le volanti dei carabinieri e della guardia di finanza. Una nuova aria di serenità sta caratterizzando in particolare lo scorrere di questo nuovo “felice 2015”, dove tutti gli indicatori economici e produttivi sembrano volgere al bello e soprattutto vedere consolidare la certezza che finalmente il governo in carica è quello che ci sta portando verso una nuova era di “tranquilla serenità”.
Dalle affermazioni fatte, in particolare dal nostro primo ministro, parrebbe che il grosso dei problemi, frutto di una incapacità politica ultradecennale, siano da lui oramai sotto controllo e che aldilà di qualche piccola incomprensione, comunque di poco conto, è già pronto un programma di riforme atto a ridarci quella tanto desiderata serenità. Si tratterà di avere ancora un po’ di pazienza, di credere nel suo lavoro, che peraltro in questi ultimi giorni particolarmente impegnato sul fronte interno, caratterizzato da corruzione, clientelismo e assenteismo.
Che bello, è fantastico, finalmente è arrivato colui che riuscirà a mettere a posto l’Italia rivoltandola come un calzino, ridando finalmente, la tanto attesa “Serenità”. Ecco adesso io sono uno di quelli che veramente è più sereno. Dopo un’affermazione come questa mi sento di poter finalmente dormire su tre guanciali e sognare un mondo in cui solidarietà ed etica cominciano ad andare a braccetto. Tutto quanto anzidetto proferito o meglio promesso senza mai riflettere sul perché questi atavici mali affliggono e rallentano il processo di sviluppo del nostro paese.
Tornando alla Serenità citata, oserei accostare a questo nostro nuovo stato di “benessere” il nuovo sport preferito da una parte degli italiani, così come definito dal nostro primo ministro: “Il Gufare”. Una nuova disciplina sportiva che non necessita di alcuna attrezzatura. E’ sufficiente allenarsi a non esser d’accordo con i progetti urlati ai quattro venti e ancora in attesa di vederli realizzati se non addirittura mai imbastiti, dall’attuale compagine governativa, per poter poi chiedere di esser iscritti al “Club dei Gufi”. Qualche giorno fa scrissi in merito a questo nuovo Club, evidenziando che mai come oggi, un italiano sano di mente desidererebbe che le cose andassero peggio di come stanno già, e che sia improvvido quanto offensivo annoverarlo tra i portatori di iella. Non essere d’accordo, non condividere certe scelte governative si verrebbe immediatamente inquadrati tra i portatori malati d’imbecillità.
Ritengo sia opportuno scernere la stupida contestazione per difetto mentale, che credo non rappresenti per fortuna, se non una insignificante parte della popolazione pensante, dalla contestazione costruttiva, basata su argomentazioni valide, che se pur non condivisibili da una parte del ceto politico, non per questo debba essere etichettata come i portatrice di iella gratuita.
Quello che sta sfuggendo, e di questo ne parlerò in un pezzo apposito, è che il paese sta andando incontro ad un sfaldamento sociale preoccupante, conseguenza non tanto della crisi economica, quanto di un generalizzato e dilagante degrado etico che non è solo più una prerogativa della classe politica e dirigente. Io inviterei un po’ tutti a riflettere e soprattutto ai nostri governanti chiederei di parlar di meno e lavorare di più, evitando i pensieri e le considerazioni personali ad alta voce, che spesso in queste circostanze producono confusione, incertezza e paura, dandoci l’impressione di non aver ancora capito quale strada intraprendere.
di Pompeo Maritati