Le borse da due giorni stanno vivendo una indisponente euforia. I titoli azionari recuperano con straordinaria velocità il terreno perduto in questi mesi di turbolenze dettate e pilotate in gran parte dalla speculazione finanziaria. E’ bastato che i detentori istituzionali del debito greco, cioè una miriade di banche europee ed americane, con tedeschi e francesi quali portabandiera, abbiano aderito a ridurre del 53,5% il valore nominale del oro credito. Mi spiego meglio: fatto cento il loro credito, questo, per effetto dell’accordo raggiunto, per evitare il dafault greco, oggi vale 46,5. Detta così potrebbe rappresentare una bella legnata per questi istituti di credito e questo dovrebbe far scivolare il valore delle azioni delle banche interessate, verso il basso. Invece NO. Miracolo della finanza. Per la prima volta constatiamo che dei titoli quotati in borsa, in presenza di “perdite su crediti accertate” per oltre il 53% vengono premiati dai mercati finanziari. Tutto ciò mi fa riflettere.
Che la Grecia non sia mai stata una nazione all’avanguardia dello sviluppo economico, mi pare fosse noto sin dai tempi di Pericle. Allora, come mai tutte queste banche sono così piene zeppe di debito pubblico ellenico? Hanno quindi utilizzato i soldi raccolti dal risparmio privato per acquistare titoli “fasulli, o perché questi titoli garantivano una cedola tra le più alte d’Europa? Questo ci porta ad ipotizzare che questo sistema bancario opera unicamente nella direzione di far utili “maledetti e subito”. Qui s’innesta un’altra anomalia del sistema che andrebbe denunciata e abolita. Gli amministratori delegati delle banche e dei grandi gruppi finanziari ma anche industriali, oltre a percepire lauti stipendi, viene loro riconosciuto un premio rappresentato da una percentuale sugli utili di bilancio. Ecco che un amministratore scaltro, consapevole che le sue prebende dipenderanno in modo più eclatante dal risultato d’esercizio, applicherà e perseguiterà strategie che siano foriere di utili immediati, probabilmente senza guardare ad un vera e propria programmazione pluriennale delle strategie aziendali.
Assistiamo impotenti e a nostre spese a un sistema malato e ahimè preoccupatamente privo di anticorpi. La crisi che ci ha investito è stata affrontata solo con lo stanziamento di centinaia di miliardi di euro e di dollari erogati dalle banche centrali a favore solo del sistema finanziario. Ricordo che le finanze detenute dalle banche centrali sono rappresentate dalle tasse dei cittadini. Sono stati bruciati miliardi e miliardi che son serviti solo a evitare il fallimento di questa o quella banca, non per costruire nuovi ospedali, nuove scuole, una migliore socialità e solidarietà. Al contrario, ai cittadini sono state imposte nuove tasse per far fronte a questa crisi finanziaria. La cosa più abominevole ed irritante per noi cittadini “inermi” è che dopo tutte le porcherie finanziarie che sono state fatte, nessuna nuova regola è stata apportata per regolare meglio la speculazione selvaggia dei mercati e se vogliamo veramente dirla tutta, ci meraviglia ancor di più che tutti questi governi in carica abbiano solo pensato e ragionato in termini utilitaristici a favore delle lobbies della finanza.
Aldilà di tutte queste considerazione e tornando alla riduzione del 53,5% del valore nominale dei titoli pubblici greci detenuti dal sistema finanziario, ritengo questa una decisione che ha gioco forza una contropartita. Qual è questa contropartita? Non ho mai visto che dei finanzieri rinuncino tutto d’un colpo al 53,5% del valore dei loro crediti, soprattutto se nei confronti di uno stato. Cosa c’è dietro questo accordo? Cosa costerà realmente ai cittadini questa decisione? Che cosa è stato imposto segretamente a carico del popolo greco? E’ bene che si faccia luce su quest’accordo in quanto è mia opinione personale che si sia trattato solo di un temporaneo accordo che prevederà contropartite future, certamente insolvibili anche queste, che alla loro scadenza riproporranno lo stesso problema. Ho l’impressione e mi auguro veramente che sia errata. Che il default greco sia stato solo rimandato, anche in virtù di alcune elezioni politiche che nel corso dell’anno si faranno in Europa, in particolare in Francia e poi il prossimo anno negli USA. Tutto ciò desta in me una seria preoccupazione, non tanto sui contenuti finanziari, quanto sul fatto che ancora una volta la trasparenza continua ad essere una mera utopia.