Un paradosso storico generazionale
di Pompeo Maritati
Io non ho mai pensato di voler appartenere a questa società prima che i miei genitori, a mia insaputa, avessero pensato bene di soddisfare un loro bisogno, tirandomi in ballo senza una preventiva autorizzazione o quanto meno una richiesta di parere in merito. Non è forse per questo motivo che la gente spesso è incazzata ? Un paradosso storico generazionale è rappresentato proprio dal fatto che gli individui vengono generati senza alcun consenso da parte degli interessati nascituri. Due emeriti sconosciuti attraverso la costituzione di un contratto familiare decidono di dare sfogo ai loro istinti primordiali, generando un nuove essere umano senza il bisogno di alcuna preventiva autorizzazione. Al povero nascituro non è permesso fare alcuna scelta.
Non ha alcuna voce in capitolo. La casualità uterina incontrollata, frutto del desiderio di procreare e mantenere viva la specie, appartiene sicuramente ad una sfera dimensionale tutta da scoprire. La casualità e l’imponderabilità del percorso della vita, soprattutto nella sua fase iniziale pone seri dubbi sulla democraticità e sulla libera scelta degli individui. O meglio si assegna il diritto della libera scelta solo dopo essere diventati individui. Quando si appartiene al mondo dell’infinito, della spiritualità, ciò che dovremmo rappresentare e che al momento ci è sconosciuto, è rappresentato da una forma dittatoriale, dove il nascituro non ha alcun potere di poter rinunciare a venire a trascorrere un periodo di ferie non pagate sulla terra (visto che dovrà lavorare).
Non solo questo, è anche soggetto a restare nell’ambito di un gruppo familiare, di un popolo senza che di questi se ne conosca nulla. I miei mi hanno concepito a me non hanno chiesto nulla. se ero felice di trascorrere un certo periodo di tempo sulla terra, e soprattutto non mi è stato chiesto se desiderassi essere un italiano anziché un turco o un indiano. E poi perché essere vincolato rigidamente alla coppia procreatrice? Oggi si dice che uno è stato fortunato in quanto è venuto da un utero “fortunato” cioè ricco , benestante. A me perché non mi è stata data la possibilità di scegliere da quale porta uterina entrare a far parte di questo mondo?
E’ chiaro tutto quanto anzidetto altro non vuol essere un paradosso semiserio, una banale ridicolizzazione di ciò che dovrebbe rappresentare il concetto di democrazia, che oggi è tanto desiderato, senza rendersi conto che già dagli albori della vita la democrazia è stata un po’ bistrattata. Il bello è che non mi sembra che ci siano stati associazioni di consumatori, o associazioni di volontariato che abbiano lottato per rendere arbitrale e soggettivo il desiderio di venire su questa terra dove il sentimento più comune è la delusione.
Dire che il paradosso citato sia una stupida trovata, banale e inconcludente, può essere anche giusto. Ma cosa sappiamo oggi noi, non del nostro futuro, ma del nostro passato, prima di essere nati, e se effettivamente c’è un passato attraverso il quale assumiamo varie dimensioni, una indipendente e non relazionabile con le altre? La vita per noi tutti è la cosa più bella che ci sia. Ci consente di interagire con tutto ciò che ci circonda, ovvero una realtà fatta di materia deteriorabile per effetto della composizione del nostro corpo.
Tratto dal diario di uno che si è rotto le scatole.