Dopo trent’anni ci ritroviamo ancora una volta a ricordare la tragedia di Ustica con crescente amarezza, constatando anno dopo anno che le 81 vittime ancora oggi attendono giustizia. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio rivolto ai familiari delle vittime, ed ovviamente al paese intero, ha manifestato il suo profondo dolore ancora vivo per le vittime a cui si unisce l'amara constatazione che le indagini svolte e i processi celebrati non hanno consentito di fare luce sulla dinamica del drammatico evento e di individuarne i responsabili. Un messaggio forte e per alcuni versi anche coraggioso, in quanto non dev’essere stato facile per un Capo di Stato, affermare con triste amarezza che dopo trent’anni, le 87 famiglie delle vittime di quella tragedia sono ancora in attesa di conoscere come i loro cari sono morti e perché. E’ il riconoscimento di una sconfitta, dove a volte interessi di natura diversa, riescano a depistare, occultare ed ostacolare il corso della giustizia. E’ con sincera ammirazione che plaudo alle parole di Giorgio Napolitano non solo come Presidente della Repubblica Italiana ma anche come uomo, anche se spesso nel corso di questo suo mandato non ne ho condiviso il suo pensiero. Un messaggio forte dove la più alta ed autorevole carica dello stato ammette la debolezza e l’incapacità dopo tanti decenni a dare un volto, una spiegazione a tante famiglie sul perché i loro cari siano morti. Ammettere, anche se tacitamente, che in certe circostanze il valore di 87 vite umane è inferiore agli interessi derivanti da rapporti internazionali con gli altri stati, anche perché non poche pare siano stati le ipotesi di presenza di velivoli stranieri nell’area di Ustica. E’ comunque chiaro ed inequivocabile, non essendo ipotizzabile che in uno spazio aereo super controllato non si capisca che cosa sia successo in quel 27 giugno del 1980 al DC9 dell’Itavia. Pensare che sia successa qualcosa che possa aver impedito a chi forse per errore ha causato direttamente e/o indirettamente la tragedia , la possibilità o meglio il dovere civile di chiedere scusa, è devastante per quella che noi riteniamo essere ancora il rispetto per il dolore di una tragedia di così grandi proporzioni. Io in qualità di cittadino italiano ritengo anche dopo trent’anni, che mi sia dovuto, nel rispetto della carta costituzionale e di tutti i miei diritti di conoscere la verità, qualsiasi essa sia, non solo per il doveroso rispetto ai familiari delle vittime, ma per tutto il popolo italiano.