Ammazzare il tempo non è reato
Oggi mi son soffermato a guardare le lancette del mio orologio. Ne ho uno vecchio, avrà forse una sessantina d’anni.
Di quelli che se li avvicini all’orecchio puoi ascoltarne il caratteristico ticchettio. Un po’ usurato dal tempo, qualche scheggiatura qua e là. All’interno del quadrante (chi sa poi perché l’hanno chiamato quadrante, quando al 99% gli orologi sono di forma tonda) presenta un ingiallimento dovuto all’incalzare del tempo. Si è invecchiato anche lui insieme a me ma che paradosso, lui che del tempo ne ha segnato ogni singolo secondo si è fatto vecchio, mentre il tempo imperterrito, immutabile, continua in tutta la sua esuberante gioventù, il suo viaggio attraverso le esperienze della nostra vita.
Lui, il tempo, esiste in virtù della nostra esistenza o lo abbiamo determinato, inscatolato in un astuccio rotondo come se lo avessimo addomesticato come un qualsiasi animale da cortile? Abbiamo cercato mille modi di manipolarlo ai nostri bisogni, desiderando che vada più in fretta possibile nei momenti peggiori della nostra vita, mentre in quelli più belli abbiamo cercato di montargli i migliori freni a disco di questo mondo, però senza mai riuscirci.
L’uomo, secondo me, tra i suoi peggiori delitti, può annoverare quello di aver cercato di ammazzare il tempo, che per nostra fortuna, al momento, tale reato non è contemplato nel codice penale vigente. Ne abbiamo inventate tante per “ammazzare il tempo”. Il risultato scontato, inesorabile e incontrovertibile è stato e rimane quello che è sempre lui ad ammazzare noi. Se non potrà essere giudicato quale reale “Omicida” quanto meno qualche anno di galera glielo faremo fare, in quanto complice di questo sistema, dove per tutte le forme di vita, in un certo qual modo è stata prevista una durata temporale più o meno uguale.