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Economia

La drammaticità del momento non sta nella crisi economica, ma nella crisi etica

In questi ultimi tre anni il mondo pare essersi infilato in un tunnel che giorno dopo giorno, anziché accorciarsi, pare allungarsi sempre di più e non certo per colpa del Covid19. La crisi energetica paravento della guerra in Ucraina, sta mettendo a dura prova la qualità politica e diplomatica dei nostri governanti e non mi riferisco solo a quelli italiani. Dico paravento in quanto se analizziamo bene il sistema di distribuzione dell’energia nell’area europea in particolare, ci si accorge che la miccia è stata l’invasione russa dell’Ucraina, ma  il fuoco è quasi tutto di stampo europeo e americano.

La crisi militare certamente ha innestato una turbativa nel mercato dell’energia, ma a goderne, a scapito di centinaia di milioni di famiglie, sono le società di distribuzione che attraverso la borsa di Amsterdam, per un perverso sistema speculativo, sta arricchendo non la Russia, ma le nostre aziende energetiche.

Da tempo si parla di tassare gli extraprofitti di queste società, quindi i nostri governi riconoscono la piaga e ne hanno anche quantificato gli utili abnormi. Addirittura si vocifera (voce del tutto da verificare) che gli extraprofitti dovrebbero aggirarsi in oltre 60 miliardi solo in Italia, mentre il nostro Governo fa fatica a trovarne 14. Quindi se i russi sono stati mascalzoni invadendo l’Ucraina, costoro che oggi speculano sulla vita quotidiana delle famiglie, come li dovremo definire?

Ma alla fine di tutto questo perverso sistema, che tutti sono d’accordo che non funzioni bene, la politica italiana e quella dell’Unione Europea, cosa stanno facendo?

Nulla: chiacchere, aria fritta e i problemi sul tavolo vengono oramai rimandati da settimana in settimana, essendo incapaci a trovare delle soluzioni. Io direi che non si tratta di incapacità, ma di scarsa volontà e seria determinazione a voler  porre in essere dei rigorosi paletti a certe perversioni del mercato.

In tempi così delicati, nel bel mezzo di una guerra che sta sempre più scivolando in un conflitto globale, i governi dell’Europa avrebbero dovuto immediatamente nazionalizzare tutti i servizi legati alla distribuzione e approvvigionamento delle fonti energetiche. Inutile sarebbe imporre un tetto del costo del gas, come altrettanto inutili risultano gli aiuti di stato alle famiglie. Per carità, non si interpreti male quanto anzidetto in merito alle famiglie, ma la consapevolezza da parte delle lobbie degli interventi statali, sono la continua causa della lievitazione dei costi energetici. . Le società che distribuiscono il gas, e in Italia pare che oggi arrivi solo il 10% dalla Russia, stanno approfittando degli aiuti statali. Ovvero aumentano a dismisura i costi sapendo che questi verranno poi sostenuti con denari pubblici. Ecco perché mi meraviglio come di fronte ad un comportamento così anti etico, non si sia intervenuti a nazionalizzare il tutto. Non mi si venga a dire che trattasi di un problema legato alla nostra democrazia occidentale.

Gli americani, mai come oggi,  se la stanno godendo alla grande. L’incapacità dell’Europa a saper raggiungere una strategia unitaria e condivisa, consente l’inserimento a gamba tesa dell’amministrazione americana ad alzare la tensione e a generare conflittualità nella politica europea, come peraltro sottolineato a chiare lettere da Macron, mentre la Germania, rimasta sempre battitore libero dell’Europa, è contraria ad applicare un tetto al costo del gas e a ricercare soluzioni in accordo. Per non parlare della Polonia, Ungheria che sono contrarie alle sanzioni alla Russia e sono proprio quelle nazioni che non fanno parte dell’area dell’euro.

 Ecco questa è l’Europa e in Italia dove il debito pubblico è oramai quasi prossimo a sfondare i 3000 miliardi, si trova a fare i conti con una destra sovranista e populista che ha raggiunto il governo del paese grazie ad una sinistra che definirla squallida è come farle un complimento.