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Elezioni 2018: ha vinto lo scontro ideologico tra nord e sud e la vera sinistra oggi è rappresentata dal M5S

Mentre le varie compagini politiche s’azzuffano su chi e come dovrà governare il paese, ammesso che riescano a trovare una soluzione, nessuno invece ha posto in risalto l’elemento più preoccupante che emerge da questa consultazione elettorale. La disfatta del PD,   il crollo di Forza Italia a favore della Lega,  con il successo già preventivato del M5S che secondo me non rappresenta l’aspetto più importante che scaturisce dalla consultazione elettorale del 4 di marzo.

Oggi alla luce dei risultati rileviamo con estrema chiarezza che è avvenuta una preoccupante frattura sociale tra il nord e il sud dell’Italia. Non si tratta di differenze marginali di qualche partito che ha preso qualche punto in percentuale in più o in meno nelle aree del nord o del sud. No. Si è affermata una compagine politica nel sud che ha mediamente superato il 40% dei consensi facendo man bassa di parlamentari eletti, in contraltare di una destra estremamente forte nel nord.

In poche parole oggi assistiamo ad una Italia, non solo divisa sotto il profilo delle differenze economiche e sociali, ma anche politiche. IL M5S radicatosi nel sud, in modo capillare ha coagulato intorno a se il consenso di ingenti masse scontente della tradizionale politica,  che dal dopo guerra ha sempre posto il problema della crescita del sud come secondario se non complementare alla crescita del nord.

Un fenomenale schiaffo a tutti quei partiti che se pur rappresentati da numerosi parlamentari del sud, per il sud hanno sempre fatto poco, anzi molto poco o niente. Ha quindi vinto non più l’atavico attaccamento ai colori della tradizionale politica, come generalmente avvenuto nel passato, elemento di arretratezza politica, ma la voglia forte e consolidata di un riscatto. Lo strumento ben utilizzato è stato il M5S che in molte aree del sud, ha fatto letteralmente man bassa di consensi.

Se poi riflettiamo sui programmi di governo dei pentastellati, con una necessaria obiettività che in questi momenti pare ovunque alquanto carente, non so se per miopia politica o per partito preso,  si ha la netta sensazione che la sinistra, prima rappresentata (si fa per dire) dal PD, oggi sia ideologicamente rappresentata dal M5S. Altro che populista e soggetto antipolitico. Antipolitico è colui che ancora affibbia loro queste considerazioni, non avendo compreso a fondo del malumore profondo, crescente e arrabbiato della gente del sud. Motivo per cui non è errato ne tanto meno offensivo ritenere che i partiti tradizionali non hanno capito nulla di tutto ciò, trovandosi poi di fronte a delle miserabili disfatte e che se avessero avuto una pur minima  residuale dignità, avrebbero dovuto rassegnare le dimissioni in massa. L’attesa disfatta del PD unitamente alla debacle di Liberi Uguali è la raffigurazione chiara ed inequivocabile del loro fallimento, dell’incapacità di essere credibili governanti di un paese che tutto ad un tratto gli si è rivoltato contro, senza che loro se ne accorgessero. Molti di loro sono ancora in parlamento, non votati dai loro collegi ma ripescati per effetto di una alchimia elettorale studiata per salvaguardare il loro sedere.

Comunque aldilà di queste solite e scontate riflessioni sul risultato dei singoli partiti, la spaccatura creatasi tra nord e sud non è da intendersi solo di orientamento politico, ma è la punta di un iceberg che se non ben controllato potrebbe generare situazione di aumento della conflittualità sociali dai risvolti imprevedibili. Il sud oramai o lo si fa partecipe di politiche di crescita serie e credibili, oppure il sud trascinerà inesorabilmente il nord nel baratro. Il M5S che tutti hanno presentato come incapace, disordinato ecc. ecc. questo lo ha capito, come ha capito che, deve assolutamente arrivare a governare il paese per giocarsi la carta più importante quella di consolidare il proprio consenso, anche se trattasi di una forza politica senza esperienze valide di governance. Sa di poter contare sulle sue regole che se fatte rispettare senza alcun distinguo, questo tipo di etica consentirà domani agli elettori di soprassedere ad eventuali errori che certamente saranno commessi nel governare il paese. La gente è stufa dei professionisti della politica che  hanno solo generato debito pubblico,  servizi pubblici da terzo mondo, corruzione e clientelismo, sentono il bisogno di ritornare a percepire che loro esistono per la politica e non fa niente se qualche nuovo ministro farà qualche sgradevole scivolata. L’importante che si inizi a porre in essere un muro che ostacoli la corruzione e il clientelismo .  Ciò inevitabilmente potrà essere ottenuto con politiche di governo orientate a favorire da subito una crescita del sud senza strozzare l’economia del nord, alla quale però va iniettata una massiccia dose di solidarietà che possa combattere il suo atavico razzismo politico, sociale ed economico verso il sud.

Su quest’ultimo punto si combatterà il futuro dell’Italia. Chiunque domani sarà chiamato da Mattarella a governare il paese, non potrà prescindere da questa situazione di grande frattura tra nord e sud. Non hanno vinto i cinque stelle, ha vinto la rabbia di un sud dimenticato e utilizzato solo per meglio favorire la crescita economica del nord.  Ci son voluti 150 anni ma finalmente i terroni lo hanno capito. Siete tutti avvertiti.

   

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