Un Tempo chiamato Matteo
Che strano titolo a questa mia breve riflessione. Una trovata giusto per passare un po’ del mio tempo libero in compagnia di qualche intrallazzo mentale, direte voi. Invece no. Forse mai come oggi il tempo ha fatto rima con la politica. Una rima purtroppo cacofonica, che non irrita l’udito ma la coesistenza di milioni di persone, condizionandone lo stile di vita, peraltro già deteriorato da una vertiginosa caduta del valore fondamentale, quello “Culturale”.
Il tempo non rappresenta solo uno spazio tra due o più date, o quel lasso temporale dalla nostra data di nascita ad oggi, che inesorabilmente, senza mai prendersi una pausa, corre verso il futuro, strafregandosene alla grande di ciò che accade nel presente. Anche qui potremmo innestare un concetto banale ma ahimè vero, cioè che del presente a quanto pare, politicamente parlando, non frega niente del futuro. Mentre il futuro, che è sempre davanti a noi, altro non fa che ridere di noi, che, vivendo il presente, non si senta minimamente interessato alle nostre beghe, tanto lui, il futuro, il presente non lo vivrà mai. Per lui, il futuro è sempre il domani, il domani divenuto oggi, non è più futuro, pertanto lui si sposta agilmente in avanti nel tempo, come fa oggi la politica che rimanda al domani la soluzione dei bisogni primari della gente, che nel contempo invecchia in attesa di quel futuro che sostanzialmente non vedranno mai.
Non è un paradosso, o un giuoco di parole, è il contesto politico di una società senza ideali, dove le vecchie dottrine politiche (ricordo quel vecchio ma interessantissimo esame all’università: Storia delle Dottrine Politiche) sono state sostituite da alchimie finanziarie dove PIL, SPREAD, BOND ecc. ecc. rappresentano il nuovo vangelo secondo Matteo. Matteo non l’evangelista, ma Matteo Renzi, da me simpaticamente ribattezzato il Guascone Fiorentino.
Certo che l’evolversi etico della nostra politica, nell’ambito di due parentesi temporali rappresentate dall’ultimo semestre, evidenzia un’ulteriore caduta o forse sarebbe meglio dire la fine, senon addirittura la negazione delle varie ideologie politiche, che nel corso di questi ultimi due secoli hanno rappresentato, nel bene e nel male, l’evoluzione sociale ed economica della nostra società. Dottrine a confronto e spesso in guerra tra loro. Dottrine abbracciate e frequentemente spacciate come tali ma applicate in termini esattamente opposti, dove gli ignoranti o i salta fossi, hanno poi spacciato quest’ultime applicazioni quali quelle originarie, addivenendo, con veemente disprezzo delle più elementari basi dell’etica, a sostenere che alcune di essere, tra i loro ideali, avevano anche quello di mangiarsi i bambini. Voi ridete, solo che non c’è bisogno di andare in dietro nei secoli per trovare simili affermazioni, frutto di quell’idiozia politica, posta in essere non più al servizio dell’uomo, per il popolo, ma per miserabili fini personali. Il tempo in tutto ciò ha continuato la sua corsa, indifferente e forse sarebbe meglio dire strafottente, come se tutto ciò che succede al presente a lui non gliene frega un fico secco. Il tempo guarda in avanti, non conosce il presente, per lui tutto ciò che sta pensando in questo momento è già diventato passato e pertanto, guardando al futuro, non s’accorge nemmeno di quello che sta succedendo in questo preciso istante in cui sto scrivendo la parola “adesso”. Che strana similitudine coincidente con la meteora Renzi.