Bertrand Russell contro Socrate e……me
Penso che nella storia dell’umanità, fatta qualche debita eccezione , quale quella del Cristo fattosi uomo , mai sia avvenuto un fatto dove a distanza di due millenni e mezzo si parli di un uomo che, per alcuni è ritenuto uno dei più grandi filosofi, per altri invece solo l’eventuale invenzione di altri pensatori. Trattasi di Socrate, che non ci ha lasciato nulla di scritto, non perché andato perduto, bensì perché non ha mai voluto, consapevolmente, ligio e rigoroso nel suo stile di vita, di non voler scrivere il suo pensiero. Una figura la cui maestosità ci è pervenuta attraverso gli scritti dei suoi discepoli, uno su tutti Platone.
Poi si sono susseguiti migliaia di studi, di analisi di ogni genere e tipo sulle affermazioni che hanno fatto coloro che nel quinto secolo avanti cristo hanno avuto la fortuna di frequentarlo e di ascoltarlo. Studi molteplici e controversi, dalle più variegate prese di posizione .Il suo pensiero è stato oggetto di interpretazione non di quello che lui ci ha tramandato per iscritto, ma quello che altri suoi contemporanei hanno ascoltato, documentando la sua indiscussa e controversa presa di posizione nel mondo filosofico, sconvolgendo e facendo assumere al pensiero filosofico greco una nuova traiettoria verso la conoscenza di se stessi ed affidando, per certi versi, la scelta di una vita consapevole di una conoscenza senza fine, e solo attraverso il riconoscimento della propria ignoranza, elevarsi a quelle virtù umane che ne facilitino la convivenza civile e costruttiva verso un futuro di ulteriori conoscenze.
“E’ l’abilità di Platone come scrittore che getta dei dubbi su di lui come storico. Il suo Socrate è un personaggio coerente e straordinariamente interessante, assai al di sopra della forza di immaginazione della maggior parte degli uomini: ma io credo che Platone fosse in grado di inventarlo. Se poi lo abbia fatto, naturalmente è un’altra questione.” E’, per usare le stesse parole, un’affermazione di Bertrand Russell, ci troviamo di fronte ad un pensiero altrettanto straordinario . La sua convinzione di trovare Platone un soggetto dalle capacità intellettuali di alto valore, gli fa addirittura sorgere il sospetto che sia stato lo stesso Platone ad inventare Socrate. Russell deve aver studiato così tanto Platone da innamorarsene tanto da ritenerlo l’Ideatore del pensiero socratico”. Altrettanto sconvolgente, che ci lascia dell’amaro in bocca, è il completamento del suo pensiero, quando asserisce che laddove questa tesi dovesse essere vera: “allora sarebbe un’altra questione”. Quale possa essere questa questione, ovvero lo scenario che si aprirebbe, laddove fosse stato Platone ad inventarsi Socrate, derivante da anni di studio di Platone, questo Russell non ce lo spiega. Sta di fatto che comunque la pietra nello stagno ce la butta. E’ da stabilire se lo sulla base di una sua consapevole convinzione o perché certo che una tesi del genere avrebbe potuto apportare delle nuove discussioni, ed ovviamente attenzioni sul suo pensiero. Affermazione che ci avrebbe poi portato a considerare Russell nemico di Socrate. Non dimentichiamo che Socrate era un uomo brutto, un uomo che nel periodo che ha vissuto il bello era l’elemento di riferimento a cui tendere e a dar retta.
La Bellezza delle arti, del modo di vestirsi, della propria figura fisica, erano gli elementi essenziali per poter essere presi in considerazione dalla società ellenica di quei tempi. Socrate era brutto, sgraziato, pare anche con difetti comportamentali, tutte doti negative che sicuramente non hanno contribuito a rendere la sua immagine più simpatica. Gli studiosi che nel tempo si sono succeduti nell’esaminare quest’uomo di pensiero, se spinti da quell’attrazione del bello di cui il mondo ellenico del quinto e quarto secolo avanti Cristo si era distinto, probabilmente trova in Socrate colui che procura delusione. Lui sposta l’amore del bello all’amore verso la conoscenza, unico elemento che consente di poter meglio conoscere se stessi ed apprezzare così le proprie debolezze e porvi rimedio. L’inseguimento del bello e dell’apparire, simile a quello dei giorni nostri, con la grande differenza che allora in quei due secoli si è prodotto un’arte di inestimabile bellezza, mentre oggi si produce solo bassezze e squallore, potrebbe invece generare quel senso di rifiuto del personaggio che per il suo modo di essere e di apparire risultava fuori dal tempo o quanto meno scomodo all’immagine del bello.
Vedo in Russell quel necessario pizzico di ironia, caratteristico dell’uomo intelligente che sa entrare nel vivo dei problemi con autorevole determinazione e pungente preparazione, lanciando poi il suo pugnale che dovrebbe colpirci mortalmente alle spalle, però lui utilizza un pugnale con una lama molto corta, che sicuramente ci ferirà, ma non ci farà morire, lascia aperto un varco o meglio lo apre intenzionalmente quanto asserisce “che se fosse vero, allora sarebbe un’altra questione”. Russell è troppo astuto per addentrarsi in una discussione sul merito della sua tesi, anche se l’arguzia non gli manca. La butta lì, si adduca quale concausa della sua “Ipotesi” la grande capacità di filosofo e di scrittore di Platone, per cui ipotizzare, senza alcun margine di prova, ne tanto meno approfondire e ricercare altre prove, che Platone possa averlo inventato. Platone è stato discepolo di Socrate, le sue lezioni lo hanno formato, sicuramente lo ha amato ed anche odiato, come succede di fronte ai quei personaggi la cui statura culturale e mentale è di elevata. Subentra la critica del bene e del male, nell’interesse e sulla spinta emotiva di quei giorni in cui prevale l’amore, oppure l’odio. Il tempo fa maturare le idee, fa cambiare le proprie convinzioni, a volte ci consente di fare dei notevoli passi in avanti, mentre a volte la convinzione pluridecennale di alcune tesi, perdono di consistenza nel giro di poche ore, al punto che sotto il profilo dello sviluppo delle idee ci fa fare un ritorno nel passato, e laddove il passato è privo di altre convinzioni, si apre uno scenario di incertezze, dubbi dove l’orientamento non è più alla nostra portata. Confusione ed incertezze ci portano a dubitare di ogni cosa, il precedente sviluppo delle nostre idee, chiaro sino ad ieri, tutto ad un tratto oggi ci pare confuso e privo del sostegno della credibilità. Siamo amareggiati e mortificati nel constatare che dopo anni di studi, ricerche, riflessioni, lotte intestine tra noi stessi, ci ritroviamo al punto di partenza. Non è questa “l’altra questione” accennata da Russell, laddove fosse vera la tesi che Platone abbia inventato Socrate?
Lo studio degli scritti di tutti coloro che ci hanno parlato di Socrate, ci crollerebbero addosso come un castello di sabbia, dove l’atrocità del dubbio su una figura così importante rimetterebbe in discussione soprattutto il pensiero platonico. Il Socrate platonico, come lo definisce Russell, lo è perché Platone ne parla in quanto interessato al pensiero Socratico, o Platone è così perfidamente astuto da farci passare le sue idee, delle quali forse nutre dubbi e scarsa credibilità, come fossero di un altro, ovvero di Socrate. . Perché avrebbe dovuto inventare Socrate? Perché ha sentito il bisogno di vestire i panni del suo maestro, mettendo in luce delle qualità che tali non erano in quanto frutto del suo cervello? Forse Platone voleva dimostrare a stesso di saper giocare contemporaneamente su due tavoli del pensiero filosofico? O Platone si sarebbe in parte vergognato di sostenere certe idee in un momento in cui il pensiero dell’uomo era indirizzato in un’area di banale materialismo. Ricercare le eventuali prove o elementi su cui poggiare l’Ipotesi di Russell potrebbero essere tante e con altrettanta abilità potrebbero essere smontate.
Riflessione: son passati all’incirca 2500 anni da quando la filosofia, il pensiero greco è entrato con prepotentemente a far parte della nostra vita quotidiana. Sono loro, ad iniziare dai Presocratici che il pensiero dell’uomo ha cominciato a guardare intorno a noi per entrare nei meandri più bui della nostra anima. Idee, ipotesi, riflessioni e osservazioni che a distanza di due millenni e mezzo sono ancora attuali e ci fanno discutere con interessante attenzione e coinvolgimento.