Il Cavallo di Troia
Cultura

Il Cavallo di Troia non era un cavallo ma una nave. E adesso chi glielo dice ad Omero?

Sulla rivista Archeologia Viva, è stato pubblicato un articolo di un archeologo navale italiano che asserisce che in tutti questi millenni abbiamo creduto nel mito del Cavallo di Troia in modo errato. In effetti, secondo il nostro archeologo, si è trattato di un errore di traduzione della parola Hippos, che dovrebbe corrispondere ad un tipo di nave fenicia in uso intorno al VII secolo avanti Cristo, periodo in cui avvenne la traduzione del testo omerico .

Una strana coincidenza di termini, secondo me,  anche in riferimento alla caratteristica peculiare del suo ideatore, Ulisse, che per dieci anni vagò in lungo e in largo per tutto il Mediterraneo, ovviamente in nave. Io la definirei un’associazione di idee, senza voler per nessuna cosa al mondo rendere riduttiva la tesi dell’archeologo,  che sicuramente si baserà su studi e ricerche attendibili e serie.

Purtroppo ancora una volta  i nostri studiosi, con una semplice affermazione di poche parole ci distruggono un mito a cui abbiamo creduto sin dai primi anni di scuola. Una doccia fredda, un brusco risveglio da un sogno, da un ricordo infantile che ci ha accompagnato nel tempo. Un colpo di spugna su migliaia e migliaia di immagini riportate sui libri di storia. Decine di film dovranno essere rivisitati, sostituendo al cavallo una nave. Ma quello che più mi preoccupa adesso è,  chi di tutto ciò dovrà informare Omero?  Chi sa se lui, Omero, forse pur avendo voluto scrivere nave, adesso non preferisca invece che si continui a credere nel cavallo, visto il grande successo avuto nel corso di tre millenni di storia.

A volte la scienza sa essere inclemente, non ha un cuore, è indifferente, non prova alcuna emotività, e non riesce mai ad essere diplomatica. Non lascia alcun spiraglio all’umano romanticismo.

Adesso vedremo come reagirà il mondo accademico su questa nuovo sviluppo storico, se si schiererà a favore del cavallo o accetterà la nuova tesi.

Comunque vadano le cose, nel pieno rispetto del progresso e dell’evoluzione della ricerca scientifica, nel nostro cuore potremmo liberamente continuare a coltivare il plurimillenario mito del Cavallo di Troia.

 

 

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