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Favole

La leggenda del gatto nero del Pelide Achille dell’isola di Aegina, l’isola dei Mirmidoni

Siamo sull’isola di Aegina, a circa un’ora e mezza di navigazione dal Pireo, nel Golfo del Saronikos  dove l’agglomerato di isole quali Poros, Spetzes e la più famosa Idra, costituiscono l’immancabile percorso per chi veramente volesse entrare nell’atmosfera ellenica, vivendo una vacanza immersi nella storia, nella leggenda, il tutto adornato da paesaggi mozzafiato.

Aegina rappresenta l’ellenicita’ per antonomasia. Aegina, in perenne contrasto con Atene ha sempre avuto una propria storia. Grandi navigatori, con una flotta seconda a nessuno, ha dato filo da torcere ad Atene e Sparta.

Qui venne coniata la prima moneta, la dracma, oltre 2700 anni fa. Qui si coniò la prima dracma della Repubblica democratica di Grecia. Si, perché dopo la liberazione dall’oppressione ottomana, dopo i moti iniziati nel 1821,  Aegina divenne la prima capitale provvisoria della Grecia.

Nasce come una Repubblica democratica, per poi essere sottoposta al solito arrogante potere geopolitici inglese, con l’appoggio di Germania e Francia che le imposero l’insediamento di una famiglia monarchica. Addio alla Repubblica libera e democratica conquistata con l’eroismo e il sangue. Una famiglia regale che non ha mai avuto a cuore il popolo greco che restò al potere, sciaguratamente sino al 1974.

Dopo questa breve introduzione veniamo al soggetto protagonista della nostra storia: Achille, figlio di Peleo, visse sull’isola di Aegina a capo dei temuti guerrieri del tempo, con le loro armature nere chiamati i Mirmidoni. Di Achille ci parla Omero nella sua Iliade: l’immortale se non per il suo tallone.

Achille proprio perché immortale se non per il suo vulnerabile tallone, non poteva  morire del tutto. La sua parziale immortalità gli permise di ottenere da Zeus un privilegio: scegliere di proseguire la sua immortalità nelle  forme di un animale a sua scelta e che attraverso la sua prole avrebbe vissuto in eterno.

Achille non aveva alcuna scelta, consapevole che la sua parziale immortalità le derivò da una inconsapevole leggerezza di sua madre, accettò di entrare nelle sembianze di un gatto nero.

E così fu. Da allora sull’isola Achille scorrazza sotto le sembianze di un gatto nero, riconoscibile solo a pochi eletti che hanno la capacità di saper penetrare nel suo sguardo profondo.

Io ieri ho avuto questa opportunità. Ho visto Achille. Siamo stati insieme ai piedi del Tempio di Aphaia a guardarci negli occhi. Sguardi intensi, in cui ho avuto la sensazione di ritornare nel tempo dei miti e delle leggende greche, il tutto propiziato dall’inaspettata benevolenza di Achille nell’aver voluto scegliere oggi proprio me.

Dopo un’esperienza straordinariamente esaltante come questa, ho sentito l’immediato bisogno di rendervi partecipi con l’invito che, se un giorno verrete qui ad Aegina, non dimenticate di guardare negli occhi i gatti neri che incontrerete. Se avrete la fortuna di imbattervi ad Achille lo capirete.