Ci risiamo, la solita irresponsabilità politica
E’ da tempo sotto gli occhi di tutti il lento ma costante scivolamento dello stato economico del nostro paese verso un triste declino. Oramai non abbiamo più bisogno dei dati Istat, basta guardarsi in giro per comprendere qual è lo stato dell’arte dell’economia italiana. Negozi, esercizi commerciali in genere che giorno dopo giorno abbassano la saracinesca per non più rialzarla. Giovani sempre più sconfortati per l’assenza di una opportunità lavorativa che consenta a loro di disegnare un futuro. I dati economici scodellati dalle solite agenzie ci danno ancora in deflazione, ovvero diminuiscono i prezzi. Altra nota dolente, riuscire a capire come mai questa indicazione non corrisponda alla quotidianità del cittadino medio, che vede aumentarsi tariffe e generi di prima necessità. La benzina è schizzata a oltre un euro e mezzo, si prevedono aumenti dei servizi e dell’energia, mentre ai pensionati si chiede la restituzione di una manciata di euro per effetto della deflazione.
Il sistema bancario ha già preparato un bel pacchettino regalo agli italiani che sommato alla tragedia del terremoto che ha colpito inesorabilmente alcune regioni del centro Italia e in presenza di un debito pubblico di circa 2300 miliardi, ci fa passare il buon umore.
E, come se non bastasse, la nostra classe dirigente trova conveniente dedicarsi, grazie anche ad un sistema mediatico che ha perso la bussola, della sindaca di Roma e della scissione si, scissione no del Partito Democratico. Un risvolto vomitevole della nostra politica che invece di cercare una coesione e condivisione nei programmi di sostegno a questa economia traballante, ritiene più divertente interessarsi dei propri interessi, ovvero tutelare il proprio seggio parlamentare, con spudorata irresponsabilità verso il paese che sta sprofondando.
In tutto questo marasma, s’unisce e si somma l’apatica indifferenza di un popolo rassegnato, che non riesce a trovare più quella punta d’orgoglio per reagire ad una pletora di arruffoni che pare abbiano da tempo dimenticato il vero ed unico motivo per cui oggi vengono lautamente pagati dal popolo.
Renzi promette di uscire dalla politica se perde il referendum, che puntualmente perso, è lì a fare il burattinaio di un governo fotocopia di quello che è stato dal referendum bocciato. D’Alema, il grande guastatore della politica italiana, ringalluzzito e riposto in pista proprio dalla demenziale politica di Renzi, minaccia la scissione del partito Democratico. Il M5S è alle prese con il governo della città di Roma che non pochi grattacapi sta procurando al movimento. Forza Italia e Lega sono alle prese con il loro grande problema di credibilità, motivo per cui ogni giorno ne sparano una, giusto per attirare su di se un po’ di attenzione mediatica, nonostante l’indifferenza e la continua distanza che la stragrande maggioranza del paese sta prendendo con loro. Berlusconi che, dopo oltre vent’anni, continua a remare nella solita unica direzione, quella di tutelare gli interessi delle sue aziende. Ed infine quello che io definisco il gruppo folcloristico del parlamento italiano, quello rappresentato dai Fratelli (e sorelle) d’Italia, capeggiato da quella che io ho simpaticamente ribattezzato la Giovanna d’Arco italiana. Un soggetto ambiguo, che dopo esser stata per dieci anni al seguito di Berlusconi e cinque al governo di centro destra, che non mi pare abbia fatto molto bene agli interessi del paese, oggi si è riscoperta paladina degli italiani. Una repentina quanto sospetta mutazione genetica.
Ognuno di questi soggetti politici ha una visione diversa dello stato di salute del Paese, che visto le relative proposte, dovrei dire trattarsi di una visone ben lontana dalla realtà, altrimenti, se fossero, o meglio se avessero un briciolo di amor patrio e un residuale rispetto per il popolo italiano, dovrebbero senza indugio, mettersi intorno ad un tavolo e concordare una strategia economica condivisa. Loro invece di tutto ciò non ne riescono a comprendere oltre che il significato anche l’importanza, probabilmente presi come sono a guardare in avanti, alla prossima legislatura, per assicurarsi un nuovo scranno da cui poter continuare la loro attività politica, ops pardon, il loro tornaconto personale.