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In attesa che la Gran Bretagna esca dall’Europa

Gli inglesi, fedelmente rispettosi alle loro caratteristiche peculiari, arroganza e spocchiosità, oggi s’interrogano chiedendosi: “ma è possibile che siamo stati capaci di una cosa così deficiente?”

Ebbene si. E’ il parere di tutte le persone dotate di un briciolo di buon senso. L’aver votato l’abbandono dell’Europa, ha dimostrato al mondo che a volte il voto di protesta, abilmente pilotato da chi più sa di trovarne giovamento, sa essere oltre che deficiente, anche controproducente. Adesso sono alla rincorsa di espedienti altrettanto stupidi, quali il rifacimento del referendum. Alla deficitaria intellettualità mentale della maggioranza del popolo inglese, si aggiunge l’assenza di una propria dignità, dimostrando ancora una volta che gli interessi economici prevalgono sempre su qualsiasi tesi idealistica. Strano, proprio loro che hanno sempre cercato di contraddistinguersi per lungimiranza e democrazia, adesso pare abbiano dimenticato il passato, dubitando anche sulla loro scelta emotiva ed irriflessiva.  Ciò mi fa dubitare sulla veridicità di tanti episodi storici, forse più frutto di una esagerata immaginazione megalomane. D’altronde basta rivedere, ripercorrere la loro politica estera, costellata da altrettanta arroganza, al punto di risultare un popolo non proprio simpatico nelle aree extraeuropee.

Come si suol dire in certe circostanze, hanno voluto la biciletta e quindi adesso pedalino. Forse è giunto il momento di dimostrare quanto sapranno fare al di fuori di quello che per loro era diventato un paracadute, essendo stati beneficiari di trattati iniqui, a sfavore di tanti partner europei, addossando a costoro la  tracotanza inglese. Per certi versi, dando sfogo ai miei sentimenti, o meglio ai risentimenti, dovrei asserire di esser felice che vadano finalmente a quel paese. Però dare spazio ai risentimenti è da immaturi, un comportamento che ci porterebbe sullo stesso piano di quella parte imbecille del popolo inglese che cercherà adesso ogni pretesto per non far cambiare nulla. Senti in giro la frase “rispetto il voto democratico espresso dal popolo inglese”. Ci mancherebbe altro che non si rispettasse la volontà della maggioranza di un popolo, solo che ciò non ci esime dal giudicarlo sbagliato.

L’Europa dei 27, orfana (quasi felici) di un partner infedele e traditore, dovrà ricercare soluzioni di accomodamento, tali da evitare scossoni o balorde prese di posizioni, che alla fine danneggerebbero più noi che loro. Ciò non significa riproporre trattati dove ancora una volta l’Europa dovrà abbassare i pantaloni, cosa oramai diventata quasi abituale nei confronti del Regno Unito. Si dovrà far prevalere il buon senso, pretendendo con fermezza e chiarezza, di negoziare l’uscita, con il doveroso  rispetto di chi oggi ha preferito altri lidi.

E’ questa del Brexit l’unica opportunità per l’Europa di veder affermare    finalmente i principi basilari su cui avrebbe dovuto poggiare l’Unione, riportando al centro della politica il benessere e l’integrazione dei popoli e non il loro disgregamento, riaccendendo vecchi rancori ed ostilità. I nazionalismi devono essere combattuti con nuove ed appropriate politiche sociali, respingendo lo strapotere della finanza e di tutti quei gruppi di potere che in questi ultimi decenni hanno stravolto il volto dell’Europa. Oggi sono assai i popoli che nutrono rancore nei confronti di questa Unione, dove a prevalere sono degli aridi indici economici e finanziari, in cui le nuove povertà sono dimenticate, anzi rese sempre più dilaganti, favorendo linee di politiche monetarie sempre più nefaste per i ceti meno abbienti. E’ questo che deve essere combattuto con determinazione, solo che soggetti come Holland, Merkell e Renzi, il premier ripescato, sino a ieri mai invitato ad incontri plurilaterali, non dispongono della sufficiente libertà e forza politica per il raggiungimento di target europei orientati al sociale.

Aspetti, quelli anzi citati, che ci fanno dubitare che quella che dovrebbe essere una ghiotta opportunità possa essere sfruttata al meglio e che, invece, già da ora, ci si adoperi per riparare il danno apparente del Brexit, raccogliendo i cocci e riattaccandoli alla meno peggio. I governanti di oggi non se ne importeranno nulla che questa Europa rattoppata farà ampia mostra delle cicatrici odierne. A loro interessa portare a termine i loro mandati, consolidando il loro potere e di coloro che sin’ora hanno fatto in modo che lo mantenessero, soggetti quest’ultimi  che  non appartengono ai ceti più poveri dell’Europa.

Appare pertanto evidente che il mondo della politica è chiamato oggi a dover dare il meglio di se, solo che il dubbio più atroce che ci assale è che l’attuale classe politica e dirigente non ne abbia la necessaria voglia, risultando ancora al soldo dei poteri forti. Allora la vera ed unica speranza viene affidata ai popoli che pian piano, prendendo coscienza dell’immenso potere che hanno in pugno, lo facciano valere nei modi e nelle sedi più opportune con determinata fermezza. Al popolo inglese non resta altro che augurare di ritrovare la capacità di autocommiserarsi, di fare autocritica e vestendosi finalmente di umiltà, guardi all’Unione Europea come quella cosa, che se pur malata, senza la quale non c’è più un futuro.

 

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