Massi della vecchia di Giuggianello
Il Salento

l “Monolite di Giuggianello” o “Masso della Vecchia” di Gianni Carluccio

Una singolare attrattiva per storici e naturalisti è rappresentata  dalla zona del cosiddetto “Masso della Vecchia“, nel territorio del Comune di Giuggianello, dove la conformazione di alcuni massi di calcare ha fatto nascere una leggenda, tramandataci da Aristotele, legata al mito di Ercole ed all’origine delle acque sulfuree di S. Cesarea Terme. Il toponimo (v. tavoletta I.G.M.I., F.214, II NE, Muro Leccese)  indica un grande masso a forma di fuso (“furticiddu “) poggiante su un basamento roccioso, che si trova sul punto più elevato della serra di Giuggianello; su questo pianoro si notano inoltre vari massi dalle forme arrotondate. Si tratta indubbiamente di un fenomeno di erosione dovuto alla diversa consistenza del banco roccioso ivi presente, ma certamente questo luogo interessò gli antichi fin dalla preistoria.

Così scrive Luigi Maggiulli (Monografia di Muro Leccese, Lecce 1871, p.23) : “Molti di questi monumenti attualmente si trovano in un podere detto Duelli, ma un solo è ritto in piè su grande basamento, che i popolani appellano : Lu furticiddu de la vecchia de lu Nanni , famosa strega che seduta sul comignolo pronunzia filando i suoi vaticinii al sorger del sole; E ciò si affà colle fantastiche tradizioni popolari, che da per ogni dove questi monumenti fuori le forme e la grandezza dei comuni, si appellano dal volgo col nome dell’orco dei giganti e delle streghe”. Oltre al “fuso” della vecchia esiste un altro grande masso conosciuto dai contadini del posto come il “letto” della vecchia; nel 1981 a questi due singolari “monumenti” naturali già noti se ne aggiunse un’altro a forma di “piede” individuato dal Prof. Cosimo Pagliara nel corso di un sopralluogo effettuato in mia compagnia ed insieme con i Proff. Francesco D’Andria e Giuliano Cremonesi. E’ importante conoscere ora ai fini dell’identificazione dei massi appena descritti e dei luoghi circostanti, i passi del testo pervenutoci nel Corpus aristotelico, che riportiamo   nella traduzione del Prof. Mario LOMBARDO dell’Università di Lecce (De Mirabilibus Auscultationibus-Racconti meravigliosi- in I Messapi e la Messapia nelle fonti letterarie greche e latine , Ed. Congedo, Galatina 1992, nn. 38-39) :  “Dicono che presso il Capo Iapigio vi sia un luogo in cui, così si favoleggia, si svolse la battaglia di Eracle contro i Giganti; da questo luogo si dice scorra un enorme flusso di icore [sangue putrefatto ] , tale da rendere impossibile, per il gran fetore, la navigazione nel tratto di mare prospiciente il luogo. Dicono anche che in diversi luoghi dell’Italia vi siano numerose memorie di Eracle sulle strade da lui percorse. Ma presso Pandosia in Iapigia si mostrano le impronte dei piedi del dio, sulle quali a nessuno è lecito camminare” ed ancora “Presso il Capo Iapigio vi è anche una pietra enorme, che dicono venne da lui [scil. Eracle sollevata e spostata, addirittura con un solo dito“.

L’identificazione dei luoghi viene proposta per primo dal Galateo (1558) che fa riferimento alle acque sulfuree di S. Cesarea Terme; si prosegue con il De Simone (1867) che, su segnalazione del Maggiulli, identifica la “pietra enorme che venne spostata con un solo dito” con il “fuso della Vecchia” e continua più recentemente, come già detto, con il Prof. Pagliara (“piede di Ercole”) e poi ancora con l’amico Nicola De Paulis che in un articolo su Scienza & Vita (dic. 1988) ha voluto vedere un’altra impronta del piede di Ercole sulla sommità del cosiddetto “Letto della Vecchia”. Il Prof. Pagliara mi faceva notare, infine, che “Pandosia”, non potendo essere identificata con la vicina città messapica di Vaste, di cui si conosce il nome antico (“Basta “), era da identificare probabilmente con l’altra città messapica situata nelle immediate vicinanze e cioé Muro Leccese.

di Gianni Carluccio