Il treno della fiducia
Politica

Le strategie sbagliate di un leader sbagliato

Molti anni fa ebbi a rimproverare a Umberto Bossi la sua poca lungimiranza politica, sicuramente supportata da una scarsa capacità strategica della lega degli anni 90. Una lega che se non avesse cavalcato la strada del meridione brutto, sporco e cattivo, probabilmente avrebbe messo all’angolo Berlusconi, diventando lei il primo partito d’Italia. Il problema degli anni 90 non era, come non lo è nemmeno oggi  “Roma Ladrona” bensì  una politica, che definirla tale, faremo un torto a chi precedentemente l’ha ritenuta una cosa seria. In questi ultimi 30 anni la bramosia del potere a tutti i costi, ha generato una serie di gravi problematiche di ordine etico, che hanno pian piano ridimensionato  gli anticorpi necessari per combatterle. La pochezza dei governi di destra, con l’endemica litigiosità di quelli di sinistra,  peraltro caratterizzati da norme ad personam, sono stati propedeutici al commissariamento dell’Italia da parte dell’Unione Europea che ci impose il governo tecnico di Monti, che a conti fatti, di che ne dicano gli amici degli amici, è stato più deleterio dei dieci anni di Berlusconi.

Non entro nel merito dell’economia reale di quel periodo, perché troppe falsità ci sono state raccontate. Il governo Monti, seguito poi da quello di Letta, hanno contribuito a rendere il paese più sottomesso, sia economicamente che politicamente al volere di una Unione Europea che non penso ci abbia mai tenuto in seria considerazione. Anzi al contrario, ha saputo intelligentemente e furbescamente approfittare della pochezza politica di chi ci rappresentava.

Ecco che appare all’orizzonte della politica il “rottamatore” che blaterando di voler rivoltare l’Italia come un calzino, con grande carisma, coraggio e intraprendenza, che non possiamo fare a meno di accreditargli, riesce ad arrivare, quindi per suo esclusivo merito, al soglio governativo. Il palcoscenico politico tutto ad un tratto pare illuminarsi di una nuova luce. La sceneggiatura pare essere cambiata, molto più attraente, convincente e coinvolgente, che vede finalmente il teatro pieno di gente all’invero simile, raggiungendo l’apice del suo gradimento nelle elezioni europee del 2014, portando il Partito Democratico al 41%. Un risultato straordinario aldilà di ogni aspettativa. Renzi aveva convinto la gente della bontà dei suoi propositi e della volontà di cambiare molti punti fermi di un apparato statale soffocato da una burocrazia arretrata, intasata e corrotta.

Ritengo che quell’entusiasmante 41% ottenuto con immediatezza e anche facilità, in mancanza di una vera esperienza politica, oltre che di una personale caratteristica caratteriale, improntata più sull’arroganza, con scarsa capacità di saper superare le divergenze, gli abbia nociuto gravemente. Si è sentito tutto ad un tratto forte, ha ritenuto che tutto quello che avrebbe fatto, sarebbe stato sempre e comunque apprezzato dai suoi sostenitori, intraprendendo così una strada, che con altrettanta immediatezza l’avrebbe portato a dilapidare il consenso ottenuto. Ha iniziato a contornarsi di tutti coloro che vengono annoverati in quel maledetto giglio magico, che oggi lo sta travolgendo. Persone a lui vicine più per interessi che per reali capacità professionali, visto i risultati.  

I provvedimenti governativi che seguirono risultarono tutti orientati a contraddire proprio quelle promesse che gli hanno consentito nel 2014 di raccogliere oltre il 41% dei consensi del paese. Ha prestato il fianco più verso gli interessi di natura finanziaria, ben lontani dalle reali esigenze richieste dalla gente comune, che invece, proprio con il suo governo ha fatto fare dei notevoli salti all’indietro, soprattutto nell’ambito delle conquiste sociali.  Ha e continua a sventolare la bandiera della  sua riforma del lavoro, costata oltre 25 miliardi, per trovarci dopo tre anni ad avere un precariato peggiore ma legalmente  autorizzato, e spudoratamente ancora sostenuto quale un ottimo risultato della sua riforma. 

Sotto il profilo dell’economia generale del paese, mentre tutta l’Europa, Grecia compresa, hanno fatto passi da gigante, noi solo nel 2017 forse a fine anno potremmo vantare un incremento del PIL di circa 1,2/1,3%, peraltro ancora da stabilire quanto effettivamente dovuto ad un riavvio del sistema produttivo, oppure frutto delle manovre monetarie della BCE di Draghi.

La pochezza del suo entourage è stata ampiamente dimostrata dall’esito disastroso del referendum costituzionale, sonoramente bocciato. Possibile che non abbiano capito per tempo che la locomotiva Renzi stava deragliando? Non solo, con la sua spregiudicata arroganza, insieme alla Boschi, in varie occasioni dichiararono pubblicamente che se avesse perso il referendum si sarebbero ritirati dalla politica. Perso di brutto il referendum, Renzi si è dimesso da primo ministro per poi farsi eleggere segretario del PD con velleità di ritornare quanto prima al governo, risultando ai più il vero manovratore del governo Gentiloni. In merito alla Boschi, stendiamo un velo pietoso, in quanto dedicare del tempo a soggetti come lei, è tempo sprecato.

In questi ultimi giorni Renzi è ripartito con il suo trenino elettrico, costato pare quasi mezzo milioni di euro, così dicono i più informati, con destinazione Italia. Un viaggio in lungo e in largo per l’Italia per incontrare la gente, con l’intento di riacquistare la fiducia dell’elettorato perduto in questi ultimi anni. Una impresa difficile, visto le accoglienze ricevute nelle varie soste fatte sino ad oggi nel suo pellegrinaggio ferroviario.

Una politica quella di Renzi, sicuramente errata o quanto meno priva di quella idonea valutazione delle problematiche sul tappeto, commettendo una serie di errori, grazie anche alle ottime capacità del suo entourage, capace di resuscitare il sempre verde Berlusconi, nonostante fosse stato condannato e cacciato dal parlamento italiano. Ma forse la cosa più demenziale di cui ancora non si è reso conto, è che il suo atteggiamento divisorio, è riuscito a far ritornare a molti la nostalgia dei pachidermi del passato, proprio di coloro che avrebbe dovuto rottamare.

C’è un vecchio proverbio che recita: “chi è causa del suo male pianga se stesso”. Solo che di quanto lui si sia potuto far male da solo a me sinceramente e onestamente non me ne frega, importa invece che il suo male costituisce oggi un situazione generale del paese in termini economici e sociali alquanto precaria. E questo è quello che di più mi fa arrabbiare, motivo per cui nelle prossime consultazioni elettorali Renzi non potrà godere della mia simpatia.  

 

 

 

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