Riflessione post referendaria: non avete ancora capito che io sono io e voi non siete un ca..o?
Leggevo oggi un articolo in cui l’elemento centrale era il ritorno dalla seconda alla prima repubblica. Ovvero, anziché superare i recinti di una politica tripolare, preferisce ritornare ai meccanismi proporzionali che in passato hanno contraddistinto l’ingovernabilità.
Tutto ciò, secondo me, è alquanto relativo e non trova alcuna giustificazione nel confuso scenario della politica di questi giorni post-referendum perché è venuta meno la “dignità” ammesso che la classe politica e dirigente del nostro paese ne possedesse ancora un briciolo. Renzi, oramai definito non a sbaglio il guascone fiorentino, fautore, promotore ed assertore del cambiamento delle modalità con cui si dovrebbe fare politica, sta dimostrando in questi giorni, che laddove ci fossero ancora dei dubbi, lui altro non è che un voltagabbana di rango peggiore di coloro che lo hanno preceduto e che lui voleva rottamare.
Si dimostra chiaramente ed inequivocabilmente quello che ho sempre pensato della sua squadra di governo, ovvero, per usare un suo termine, un’accozzaglia di scarsi profili che non hanno saputo sostenerlo e soprattutto indicandogli gli errori madornali che stava facendo. Generalmente sui dice “chi è causa del suo male pianga se stesso” in effetti questa squadra se l’è scelta lui e oggi paga la sua scelta di soggetti, alcuni dei quali, assegnare il ruolo ministeriale è stato ritenuto un po’ eccessivo.
Nonostante tutto ciò, la sonora sconfitta referendaria e le promesse di allontanarsi dalla politica, lui è sempre lì, contro tutto e la cosa peggiore è che lì anche contro se stesso.
Più di qualche intelligentone della politica ha accredito il 40% dei SI ad un suo bacino elettorale pronto a votarlo nelle future consultazioni elettorali politiche. Dire che questo millantato credito sia da definirlo una baggianata è voler aver ancora rispetto delle idee altrui. Almeno un 15% di chi ha votato SI l’ha fatto non perché pendeva dalle labbra bugiarde di Renzi, quanto perché credeva in buona fede ad un cambiamento e constatando oggi quanto il millantatore del cambiamento, poi abbia mantenuto la sua parola, credo che un ulteriore 5% di “vaffa” è da accreditare tra i suoi svantaggi.
Il Partito Democratico se continuerà a non voler rivedere il suo quadro dirigente, costituito oggi solo da yes man senza spessore politico ma amici del capo, nella prossima consultazione elettorale non si attesterà oltre il 20%, consentendo il rafforzamento e il consolidamento proprio di quei partiti che in questi ultimi tre anni, Forza Italia in testa, erano stati falcidiati.
Di fronte ad segretario di un partito che ha sostenuto un “falso” quanto ipocrita cambiamento, sonoramente bocciato, anzi letteralmente odiato dalla stragrande maggioranza del paese, cosa aspetta il PD a porre in essere il necessario cambiamento? Solo che per fare questo c’è bisogno di risorse credibili, che tolto il povero Bersani non intravedo certamente nei Speranza, Cuperlo e soprattutto nel guastatore per antonomasia, tale Massimo D’Alema i paladini a porre in essere la riabilitazione di una sinistra che per certi versi appare più a destra della Lega. Personaggi questi che sotto sotto fanno emergere nostalgie di soggetti della prima repubblica, nella quale siamo ritornati a pieno titolo e probabilmente ne stazioneremo per un bel po’, perché non dimentichiamo che l’attuale classe politica parlamentare, come non ha operato nel passato per l’interesse del paese, continuerà a farlo anche in futuro con l’unico scopo quello di salvaguardare la loro poltrona. E chi se ne frega se siamo il fanalino di coda di una Europa che comunque cresce, che otto milioni di italiani sono nella povertà e che sia stato letteralmente scippato il futuro ai giovani. Tanto tutti costoro come disse qualche secolo fa il Marchese del Grillo: “non siete un cazzo”.
Da allora le classi meno abbienti e più penalizzate dalla becera politica non mi pare che si siano particolarmente arrabbiate nell’essere ritenute al di sotto del valore di un “pene”.