Cultura

Riflessione sui poeti di oggi e di ieri

In questi ultimi tempi la poesia sembra aver riacquistato vitalità. Poeti e libri di poesie inondano il mercato editoriale; centinaia i concorsi letterari. Ci stiamo riscoprendo un po’ tutti poeti. Chi non conserva nel cassetto dei propri segreti un pezzo di carta con su scritto dei versi improvvisati, dedicati ad una persona cara, a un amore antico. Le nostre vite oramai scorrono tutte sul web alla velocità della luce. Il materialismo ci sovrasta e condiziona i nostri comportamenti. Acquistiamo quello che ci serve utilizzando venditori mediatici che non sappiamo nemmeno dove si trovano dislocati in giro per il mondo. Con un semplice scatolotto di una decina di centimetri, riusciamo a comunicare e a interagire con tutto il mondo. E come disse qualcuno, adesso riusciamo a vedere da casa il “culo della balena”.

Tutto ciò dovrebbe farci ritenere assuefatti ad un mondo arido, dove il cuore ha assunto la forma di un salvadanaio (mi pare disse questo Fabrizio De Andrè).

Invece no: la voglia di scrivere, di tirar fuori i propri sentimenti, descrivere le proprie sensazioni, il mondo che ci circonda, i suoi difetti e i suoi pregi, pare che oggi sia ritornato di moda. Probabilmente tutto questo è favorito dalla possibilità di vedersi pubblicare i propri scritti con estrema facilità, aldilà del contenuto qualitativo. Oggi l’evoluzione tecnologica nell’ambito dell’editoria ha fatto passi giganteschi, con poche centinaia di euro fai stampare un tuo libro e puoi buttarlo sul mercato. Poco t’importa se venderai solo 10 copie agli amici più affezionati, l’importante è poter dire: ho scritto anch’io un libro. Non passa giorno che non si riceva da amici e da innumerevoli sconosciuti, attraverso i social e la posta elettronica, inviti a partecipare alla presentazione di qualche novità editoriale, che purtroppo non potrai fare a meno di rifiutare, per non risultare antipatico all’amico di turno.

Un mio caro amico “erudito” tempo fa asseriva che “la poesia oggi è noiosa, non va di moda, è lenta, a volte ci sono parole assurde…” Io mi permisi di aggiungere che forse la vera problematica per i poeti d’oggi è il continuo confronto con i grandi poeti del passato, quelli che spesso a scuola abbiamo dovuto mal digerire, dovendo imparare a memoria i loro scritti, non sempre apprezzati e spesso incompresi. Solo che loro erano dei grandi, mentre oggi stranamente sul palcoscenico nazionale pare che i grandi poeti siano scomparsi, essendo gli attuali, dei neofiti sprovveduti, sgrammaticati e spesso puerilmente banali. Che il proliferare dei poeti da strapazzo sia un fenomeno reale, non lo metto in dubbio (annoverandomi tra costoro) ma che tutti o quasi, siano delle mezze calzette, questo offende la mia se pur mediocre intelligenza.

In contraddittorio a quanto anzidetto, leggevo questo invito a scrivere poesie: Scrivete un milione di versi. Fatelo pensando che c’è in voi una parte migliore: quella che vi parla in silenzio o che vi fa indignare o innamorare…”

Certamente mi schiererò a favore di quest’ultima affermazione, perché, spesso, chi scrive, lo fa con il cuore in mano, credendo nei suoi pensieri, e al 99% non lo fa per ricercare una notorietà, che sa essere difficile da ottenere, soprattutto in un cotesto sociale ed etico sovrastato e pilotato da corruzione e clientelismo. Chi scrive oggi lo fa perché sente la necessità di dare sfogo ai suoi pensieri, scaraventandoli su un foglio bianco che per innumerevoli volte verrà stracciato e buttato nel cestino.

Di che se ne dica, per me la Poesia, a qualsiasi livello, resta sempre la “sublimazione migliore dello spirito umano”