Europa Unita
Economia,  Politica

Passano i decenni e l’Europa Unita e la BCE sono ancora ferme al palo

Girovagando tra i miei vecchi scritti, ho trovato questo articolo da me pubblicato il 27 settembre 2011, poco prima che il 12 novembre successivo, il Governo Berlusconi cessava per dimissione del Primo Ministro. Un periodo particolarmente controverso, che aldilà dei danni economici prodotti, ha ridicolizzato l’Italia in giro per il mondo, grazie alla stravagante vita di Silvio Berlusconi. Tengo a precisare che il governo Monti, successivamente, ha prodotto un disastro economico quasi pare a quello che oggi assistiamo per l’effetto drammatico della pandemia.

La rilettura di quell’articolo, a distanza di nove anni, ci servirà per comprendere che le dinamiche economiche e politiche dell’Europa e in particolare dell’Italia non sono cambiate. Passa inesorabilmente il tempo, ma i problemi sono sempre gli stessi. Uno su tutti: allora avevamo 1800 miliardi di debito pubblico, oggi siamo sui 2600. W l’ITalia!

Da qualche giorno si sente parlare, con discrezione, di ipotetici accordi tra il nostro ministero del tesoro ed il governo cinese, per l’eventuale probabile acquisto, da parte loro, dei titoli rappresentanti  il nostro mastodontico debito pubblico. Non so dirvi ne ipotizzare un eventuale accordo con i cinesi, so solo che potrebbe finalmente dare una svolta concreta al dispotismo ingiustificato, anacronistico ed egoistico della Germania. 

In linea generale non dovrei condividere un’operazione finanziaria del genere, che ci porterà a dover poi combattere su due sponde, una quella della Banca Centrale Europea, e l’altra quella della Banca Centrale Cinese. Ovviamente in questi periodi, stati come il nostro, dove l’allegra gestione della cosa pubblica è additata come il male del secolo, è d’obbligo la ricerca del male minore. L’intransigente e contestabile presa di posizione della Merkell sta spianando la strada agli stessi stati membri dell’Unione, a cercarsi soluzioni al di fuori dell’Europa, sottovalutando così, in modo veramente puerile, gli effetti negativi a lungo termine proprio per la stessa Germania. La miopia tedesca oramai da tempo a braccetto con la riscoperta arroganza genetica che li contraddistingue, non riesce più a guardare al di là da un palmo del loro naso.

L’ostracismo politico tedesco ancora oggi imperversa sulla povera Grecia, che se piena di difetti, ha un potenziale esplosivo destabilizzante per tutti i mercati europei da paura, come se il problema non importasse loro ma gli altri stati. La vendita dei titoli pubblici italiani detenuti dalla banca centrale tedesca, avvenuta circa un mese fa, è un altro comportamento poco coerente con quello che dovrebbe essere lo spirito dell’Unione. 

La Francia non osa parlare in quanto al momento coperta proprio dalla stessa Germania, che ne intravede il partner su cui poi appoggiarsi. Londra, invece è lì alla finestra a grattarsi la pancia nel constatare quanto siano stupidi questi europei e che avevano fatto bene a non immischiarsi nell’euro. La Spagna che sotto il profilo finanziario, oltre che politico non sa dove andare, sperando e confidando che le possa essere chiesto l’aiuto per affondare l’Italia, il grande sogno tedesco, forse riveniente dall’antico rancore del 9 settembre del 1943.

Che l’Italia non brilli per coerenza politica e finanziaria è sotto gli occhi di tutti. Le vicende personali di alcuni membri del governo sottointendono ad una scarsa credibilità internazionale, che unitamente a tutti gli altri fattori economici negativi, ritengo siano elementi non idonei a scatenare la tempesta finanziaria di così immane proporzione che ha colpito l’Italia. Il debito pubblico è mostruosamente attestato a oltre 1800 miliardi di euro. Le politiche di crescita sono purtroppo inadeguate. Le prospettive di una classe politica in caduta libera  non lasciano trapelare ipotesi di futuri miglioramenti. Mentre il potenziale economico e patrimoniale dell’Italia è di gran lunga migliore rispetto alla maggior parte degli stati dell’Unione. Alcune considerazioni riportate da Berlusconi nel suo discorso di inizio estate per alcuni versi è condivisibile, non condivisibile ovviamente, alla luce dei fatti, il modo come poi ha affrontato la crisi ingenerando ansia e irritazione nei mercati finanziari.

L’80% degli italiani posseggono la casa. Per quanto in continua diminuzione, gli italiani dispongono di risparmi procapite che pone l’Italia ai primi posti in Europa. L’industria per quanto in affanno possiede ancora un potenziale che se adeguatamente sostenuta e mettendo un po’ da parte l’ipocrita velleità imprenditoriale, che pretende solo aiuti per poi effettuare i propri  investimenti solo all’estero, potrebbe rilanciare l’economia. La struttura dei servizi pubblici inefficiente e tarlata dalla corruzione e dal clientelismo, potrebbe essere il meccanismo iniziale su cui investire, non avendo ancora compreso i nostri governanti che la ricchezza di un paese si misura anche dalla capacità di saper offrire servizi  efficienti alla propria gente.

Di tutto ciò l’Europa,  che io definirei ironicamente tedesca, non gliene frega niente. I suoi governanti hanno dimenticato che domani è un altro giorno e che l’oggi nella sua fugacità, se male utilizzato, potrebbe riservare un futuro dai toni neri. L’intervento della Cina, che io auspico fortemente, porrà sicuramente delle condizioni economiche all’Italia, che alla lunga potrebbero rivelarsi molto più favorevoli di quelle intercorrenti con la Germania. Auspico una drastica riduzione dei rapporti commerciali proprio con la Germania e il dirottamente degli interessi degli altri stati verso mercati diversi, relegando l’arroganza tedesca ad un isolamento.

Lo scenario percepibile in questi mesi mi riporta un po’ indietro nel tempo, a molti decenni fa, solo che allora ad urlare erano gli armamenti bellici, oggi ad urlare sono i broker finanziari, gli agenti di borsa, e qualche governante che forse una bella vacanza rilassante in una delle straordinarie località del Mediterraneo aiuterebbe a riflettere, non tanto sugli eventi futuri, ma su quelli passati, sperando che la storia sia ancora maestra di vita.