Politica

Renzi è un vantaggio o un danno per l’Italia?

lupoCome di consueto non perdo mai un articolo di Eugenio Scalfari, che domenica scorsa ha voluto porre in risalto le strategie politiche di Renzi, senza mai fare riferimento al referendum, divenuto oramai il filo conduttore della politica sociale ed economica del nostro Paese, ovviamente per colpa dell’ingenua se non stupida e superficiale pecca di chi non sa tenere a freno la lingua.

Seguo sempre con attenzione e con la consapevolezza di chi sa di imparare qualcosa di più dagli articoli di Scalfari, ma ciò non mi esime dallo stigmatizzare, soprattutto in questi ultimi tempi, il suo pensiero. Ho la sensazione che in lui stia avvenendo una metamorfosi ideologica, probabilmente frutto di una saggezza dovuta alla sua veneranda quanto invidiabile età, raggiunta con ineguagliabile lucidità, ma che spesso lo vede in contrapposizione con quanto probabilmente asserito, pensato e scritto qualche anno fa.

Non poche sono le state le volte in cui non mi sono trovato d’accordo con lui, non posso certo vantare la sua profonda conoscenza di questo mondo politico, motivo per cui cerco di capire soprattutto le motivazioni che lo spingono verso un atteggiamento più ossequioso della politica di un governo che sino a qualche tempo fa non era certo nelle sue simpatie. Nel suo ultimo articolo, è evidente la sua sfiducia verso il M5S, intravedendo quale eventuale unica via d’uscita, ad un abbandono della politica da parte di Renzi, la figura di Letta. Strano, molto strano che un giornalista di lungo corso quale Scalfari non sappia intravedere, aldilà di Letta, ulteriori figure che possano dignitosamente e professionalmente, ricoprire il ruolo di primo ministro della sgangherata repubblica italiana. In questi casi mi verrebbe, in forma provocatoria, asserire che preferisco prendere le distanze da simili valutazioni così pessimiste.

Una tremenda e preoccupante denuncia, anche se in tono elegante, verso un popolo che non sa esprimere in termini di dignità culturale ed etica, ulteriori soggetti capaci di prendere il posto di Renzi. Non un accenno alla sua politica economica, caratterizzata da interventi scoordinati, mirati più ad un rastrellamento di consensi referendari, che produrranno solo ulteriore disavanzo pubblico e non una vera crescita economica. In altri tempi Scalfari avrebbe, secondo il mio avviso, attaccato punto per punto questi che altro non sono che spot elettorali. Cambiare opinione non è un aspetto criticabile, se è frutto di una maturazione ed una nuova visione degli eventi basati su fatti di riscontrata validità economica e sociale. Ma in tutti questi mesi non mi pare che la politica perseguita dal governo di Renzi si sia contraddistinta da iniziative che possano essere tali da poter modificare l’opinione sull’operato del suo governo.

In merito alla politica estera, nell’articolo si percepisce la voglia di venir fuori subito dall’argomento sul nostro impegno militare in Lettonia, definendolo giusto in riferimento agli accordi assunti con la Nato. Forse, in altri tempi, avrebbe scritto che pur in presenza di accordi assunti con la Nato, si sarebbe dovuto valutare, caso per caso il nostro intervento militare all’estero, in quanto appartenere ad un organismo internazionale di autodifesa, non presuppone di accettarne incondizionatamente e ad occhi chiusi, tappandosi il naso, ogni sua scelta di strategia militare.

Sull’appoggio da parte dell’Unione Europea e degli USA alla politica referendaria ossessionante voluta da Renzi, è cosa oramai risaputa, strano invece è che Scalfari non accenni invece alle motivazioni che sostengono quest’appoggio. Non accenna minimamente ai poteri forti che vedono in Renzi un loro valido interlocutore. In questo suo ultimo pezzo, vedo uno Scalfari in tono minore, se pur trattasi di un intelligente scritto, frutto comunque di una intermediazione ideologica, ai miei occhi appare come colui che alla fine di tante battaglie decide di voler accettare un onorevole armistizio, rinunciando alla sua grande capacità di saper rintuzzare, attraverso una sapiente visione dei fatti, quello che comunque è ancora oggi un sistema governativo non sempre adeguato alle reali esigenze del paese.

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