Se la politica silurasse Draghi sia per il Colle che per palazzo Chigi?
L’ipotesi che Draghi possa prendersela in saccoccia, come peraltro da me già ipotizzato da alcuni mesi, inizia a profilarsi sull’orizzonte politico.
Quando Draghi accettò l’invito di Mattarella, che continuo ad insistere che non si è trattato di una sua trovata geniale, bensì, una iniziativa dell’Unione Europea che vista al pericolosa turbolenza politica in piena pandemia, aveva preoccupato non poco le cancelleria d’Europa e non solo.
A suo tempo scrissi che Draghi sarebbe stato un imbecille ad accettare ed entrare in una kermesse politica eticamente degradata dai profili squallidi. Aggiunsi che Draghi avrebbe accettato solo di salire al Quirinale. Fui platealmente smentito.
Da allora è iniziato un appiattimento vergognoso dei partiti, ovviamente il tutto sostenuto dai loro leader. Con il tempo la figura di Draghi, peraltro vista di buon grado soprattutto nei salotti buoni della finanza e non solo, aveva oscurato i quattro politicanti da due soldi quali Berlusconi, Salvini, Meloni e l’ottuso Letta che in cuor suo spera di non esser preso a calci nel sedere, ancora una volta, da Renzi.
Tutti avevano mal digerito l’esigenza di sedersi al tavolo della spartizione delle benevolenze europee, ma piatto ricco mi ci ficco. Fu così ideato il governo della larghe intese, io lo avrei definito, il governo della spartizione del PNRR. Un governo dove stampa e TV hanno costantemente elogiato e sostenuto come il governo dei migliori. Quali fossero questi migliori e che cosa stanno facendo di meglio, io ancora non l’ho capito. Un Governo dove qualche ministro approva leggi e decreti che dopo sulla pubblica piazza osteggia. Roba da matti o forse roba da quinto mondo. Le riforme, se riforme possono chiamarsi, quella del processo penale e del fisco, mi pare che siano andate a favorire solo i soliti furbi senza minimamente tutelare le fasce più deboli, anzi al contrario, si è posto in essere un sistema che favorisce l’abuso nei confronti dei più deboli, di tutti coloro che non potendo disporre di difensori capaci, quindi onerosi, saranno costretti a soccombere sotto la mannaia della prescrizione dei reati. E’ questo il nuovo conetto di democrazia del governo dei migliori, come la riforma del fisco che non prevede nessuna agevolazione per i redditi al disotto dei 15.000 euro. E se questi sono i migliori, allora ridateci i peggiori.
E’ un governo orientato spaventosamente a destra, atto a favorire le lobbie, d’altronde da un ex governatore di una banca centrale cosa c’era da aspettarsi. Draghi certamente possiede una enorme statura economica/monetaria, di grande prestigio e professionalità, che potrebbe fare tutto o quasi, ma non il Capo del Governo di un Paese democratico.
Tornando invece alla cronicizzata turbolenza politica, la nomina del Presidente della Repubblica, pare abbia iniziato a sparigliare le carte e a rivedere disegni e strategie. Draghi sta dando l’impressione di essere entrato in fibrillazione, visto la sua sciagurata affermazione fatta nell’ultima conferenza stampa, quasi volesse mettere una ipoteca sullo scranno più alto, uno scranno che a quanto pare è diventato appetibile a non pochi. Si fanno nomi tra i più disparati meandri della politica, c’è chi propone Casini, la Casellati la sostenitrice della nipote di Moubarak, per non parlare di quella di Berlusconi, sostenuta a spada tratta da una destra che a quanto pare delle sorti del paese non gliene freghi nulla.
In tutto questo marasma, oltre ad essere in gioco la seggiola di Mattarella, c’ è anche quella di Palazzo Chigi. La possibilità di un Presidente della Repubblica eletto non a maggioranza assoluta nella prima votazione, consentirebbe di votare soggetti appartenenti solo ad una parte della politica. Se ciò avvenisse, cosa che pare stia maturando giorno dopo giorno, la parte politica avversa, subito dopo farebbe cadere il governo, con scarse possibilità che Draghi possa essere riproposto. Io in questo caso da una parte ne sarei felice in quanto non ho mai visto Draghi quale l’uomo politico giusto per il nostro Paese, ma dall’altra, spero che mi sbagli, in quanto, lo scarso livello politico/professionale di tutti i leader degli attuali partiti non rappresentano minimamente il minimo sindacale per poter pensare ad uno di loro quale futuro presidente della repubblica.
Come avrete ben capito, ancora una volta la politica italiana è nel guado (per non dire altro) e la cosa ancora più drammatica è che all’orizzonte non esistono personalità idonee a condurre l’Italia in questo drammatico momento.
Il debito pubblico entro l’anno venturo toccherà i 3000 miliardi, dovremo cominciare a preoccuparci non più del debito, ma di come fare per pagare i relativi interessi.
E in mezzo a tutto questo marasma c’è chi ne se ne frega e ritiene opportuno, in qualità di dipendente pubblico, di attingere dai fondi pubblici, auto aumentandosi le proprie prebende, alla faccia dei tanti milioni di italiani indigenti. Ma di quest’ultimi chi ce ne frega?