S’inceppa la finanza: per recessione o degrado etico culturale?
In questi ultimi mesi, forse sarebbe giusto dire ultimi anni, stiamo assistendo ad un degrado del sistema globale. Tutti rivolgono il proprio interesse alla crisi finanziaria, che iniziata dallo scampato default greco, non ha più trovato una soluzione essendo il virus propagatosi in tutti i continenti.
La politica internazionale, non solo quella italiana, che forse è da ritenersi eticamente traballante, ci sta ampiamente dimostrando che, corruzione e clientelismo non sono difetti esclusivi del sistema Italia. Si è molto giocato su dei luoghi comuni, dove ritengo che la stessa comunicazione pubblica e privata ha avuto le sue colpe, non so se per cattiva fede o per scarso impegno professionale. Assistiamo a numerosi talk-show dove le corbellerie sono oramai di casa. Gente che pur sapendo di dover partecipare ad una trasmissione televisiva non sente il bisogno di meglio informarsi sull’argomento che si dovrà discutere.
Aldilà di queste banalità che comunque rappresentano ed evidenziano in modo plateale una classe dirigente al potere, di discutibili capacità professionali, non ci sorprendiamo più nel constatare che tale degrado non è più caratteristicamente italiano e che pare stia facendo un po’ il giro del mondo. Quello che è a noi sempre sembrato un grave problema, cioè quello di assegnare ruoli determinanti per la conduzione del paese a soggetti solo per motivi clientelari, indipendenti dalle reali capacità e conoscenze professionali, è oggi un mal comune, più o meno spalmato per il mondo.
La crisi della finanza, il fallimento di un sistema bancario, rivelatosi inadeguato e sperperatore dei risparmi privati, a cui non si è mai voluto dare regole ferme e ferree, consentendo loro di operare in allegra spregiudicatezza, non è altro che il cane che cerca di mordersi la coda. Si proprio così. La finanza da decenni oramai condiziona, manipola e peggio ancora determina, sia la classe politica, sia le politiche stesse da perseguire. E’ lei che ha scelto gli uomini oggi al potere, sostenendoli in milionarie campagne elettorali o attraverso la costituzione di fondi occulti in giro per i paradisi fiscali. E’ lei che consente ancora la proliferazione della vendita delle armi sia a titolo privato, come negli USA, sia attraverso la destabilizzazione politica e sociale di alcune aree del mondo, innescando conflitti che poi coinvolgono numerosi stati. Il tutto solo per sostenere ed alimentare il business delle armi nonché la manipolazione dei mercati delle materie prime.
Un mondo, secondo me cha ha perso la bussola, dove l’egoismo regna sovrano assoluto, dove a prevalere è solo il risultato economico, a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo.
I palcoscenici bellici in giro per il mondo, che stanno generando bibliche emigrazioni di milioni di persone ci lasciano indifferenti. Le politiche cercano stupidamente le modalità di arginare il fenomeno a valle, non intervenendo invece, sulle cause a monte, che sono rappresentate dai soliti poteri forti, che incuranti della sorte di intere popolazioni, trovano dilettevole passare il tempo a giocare alla guerra. Che ce ne frega di quello che sta succedendo in Siria, in Iraq, in Afghanistan, In Egitto, in Somalia ecc .ecc. Che si scannino pure, l’importante che non vengano a rompere le scatole da noi. E’ questo il motto dei nostri politicanti (mi riferisco in particolare a quelli dell’Unione Europea) che riescono a cambiare pelle molto più spesso di quella dei serpenti.
Le scelte monetarie ed alcune scelte di politica internazionale, come peraltro ho avuto modo di scrivere in precedenti articoli, si stanno tutte indistintamente rivelando errate. Il Quantitative Easing (QE), il Bail-in, l’apertura dal primo gennaio scorso all’Iran, l’intervento armato in Siria, sono state decisioni che si stanno rivelando inadeguate ad affrontare le problematiche che sono di dimensioni planetarie. L’ aumento della produzione del petrolio, un compagnia di una ipotizzata recessione, ha portato la quotazione sui 30 dollari a barile. In tutto questo contesto, con un tempismo straordinario, vengono tolte le sanzioni all’Iran, che immettendo immediatamente il suo petrolio sul mercato ha indotto gli analisti a ritenere che il barile dovrà attestarsi addirittura intorno a venti dollari, generando pessimismo su tutti i mercati. Manovre queste dovrebbero a breve sconvolgere il quadro macroeconomico delle grandi multinazionali dell’energia, che nel contempo stanno perdendo centinaia di miliardi e che come avrete già capito, da qualche altra parte dovranno pur recuperare.
La produzione cinese sta perdendo colpi, mettendo in seria difficoltà tutti quegli stati che alla Cina forniscono le materie prime. La destabilizzazione della Sira, dove la controversia tra Russia, USA e l’apatica Europa Unita, che nel contempo, sta dimostrando al resto del mondo di aver sbagliato il nome, in quanto di unito pare che le sia rimasto molto poco, sta provocando una biblica emigrazione del suo popolo.
La BCE dal canto suo, con il Quantitative Easing, ovvero l’immissione sul mercato di 60/70 miliardi al mese (di carta straccia) sta favorendo gli stati ad economia elevata, generando solo falsa euforia in quelli deboli, come Grecia, Spagna, Portogallo ed Italia, appesantiti da un gravoso debito pubblico. Per esempio, l’ISTAT ieri ha asserito che il PIL è aumentato, su base annua, dello 0,7%. Meglio che niente, direte voi. Ma da cosa è costituito questo 0,7%? Di vero progresso della nostra economia reale o da calcoli finanziari derivanti più da una manipolazione della massa circolante di moneta? I soldini di Draghi sono entrati o no nel calcolo di questo benedetto PIL? Io ritengo di si, non solo, e senza voler passare per il gufo della situazione, ho la sensazione che senza i sotterfugi della BCE il PIL avrebbe avuto un esito ben diverso. Resta inteso che sarei felicissimo di sbagliare e che questo 0,7% possa rappresentare una fievole speranza. Solo che l’anno nuovo è iniziato nei peggiori dei modi. La finanza a livello mondiale è diventata isterica e pare non avere una vera strategia. Per la prima volta le varie multinazionali del potere finanziario stanno iniziando a farsi la guerra , in quanto la drastica riduzione dei margini rivenienti dal petrolio, stanno sottoponendo ad un forte stress finanziario gli stessi produttori, per cui gli stati interessati, per far fronte alle loro esigenze interne, stanno smobilizzando i loro investimenti sparsi nel mondo. Investimenti spesso costituiti da enormi masse di liquidità in mano ai grandi gestori della finanza.
Ecco che in questi ultimi giorni l’andamento delle borse è parso isterico. Un giorno perdono dal 3 al 5%, per poi recuperarlo il giorno dopo. Come se nel giro di poche ore qualcuno avesse il magico potere di modificare i parametri di fiducia e sfiducia dei mercati sottostanti. Il sistema bancario è sotto tiro. Quello italiano ritenuto sempre sicuro e solido sta pagando più di tutti gli altri stati europei.
Tutto lo sconquasso su descritto ha una sua logica universale, derivante proprio da quanto descritto all’inizio dell’articolo: avidità, egoismo e soprattutto preparazione inadeguata della classe dirigente scelta più sulla base di requisiti clientelari che sulla base di esperienze e consolidate esperienze. Questo è da me ritenuto un degrado etico culturale e professionale che con il passare del tempo produce conseguenze devastanti. Vedi il bail-in, un provvedimento sostanzialmente non errato, ma errato il momento in cui è stato introdotto. Qui c’è da dire che probabilmente la nostra partecipazione alle assemblee del parlamento europeo siano state insignificanti e senza quella capacità di saper tutelare gli interessi nazionali. Mentre in alcuni di stati d’Europa molte banche venivano salvate proprio dagli stati, noi allegramente e caparbiamente battevamo i pugni sui tavoli, giusto per fare un po’ di moine. Poi fu deliberato che tale atteggiamento equiparato ad aiuti di stato doveva cessare entro la fine del 2015. Nel 2016 a gennaio il nostro sistema bancario, già indebolito, trovandosi senza alcun ombrello protettore, è finito in balia dell’isterismo dei mercati finanziari. Il Bail-in ha così acutizzato il problema, soprattutto perché ancora non si proceduto ad una vera e propria regolamentazione dell’operatività bancaria, che consente ancora di giocare con contratti di fanta finanza e spesso anche allo scoperto, ovvero senza disporre della liquidità necessaria a far fronte agli impegni assunti. Infine è altrettanto necessaria una rivisitazione del sistema di controllo del sistema bancario e finanziario, non solo qui da noi, affinchè gli enti deputati al controllo, non siano nominati dallo stesso controllato.
Senza una vera e propria rivoluzione culturale ritengo sia difficile uscire fuori da questa situazione, anche perché i detentori del potere continueranno a rafforzarlo riducendo il numero dei loro concorrenti e quel che è peggio, escogitare nuovi modi per far ricadere i loro errori sulla collettività.
Pompeo Maritati