Imprese Italiane e la Nuova via della Seta
La nuova via della seta, rappresenta l’accordo di sviluppo commerciale con la Cina. Sarà ratificato quando il Presidente cinese verrà in Italia.
S’apre, o meglio s’allarga il palacoscenico delle opportunità economiche per l’Italia. Il mercato cinese in continua espansione fa gola a tutti. Già l’Unione Europea pare proccupata da questa iniziativa italiana. Non di meno gli americani, che da tempo, attraverso i dazi, pare abbiano voluto dare inizio alle belligeranze commerciali.
L’Europa dimostra preoccupazione, probabilmente dettata più per spirito opportunista che di solidarietà. Forse teme l’improvvisazione italiana, che comunque non va trascurata. Se il premier Conte spinge, e la Confindustria ne è felice, l’Europa teme invece che alla fine sia la solita Cina a prevalere. Temono che siano i prodotti cinesi ad avere la meglio su quelli italiani. In poche parole, ventilano l’ipotesi che alla fine l’opportunità effettivamente sia solo a favore dei cinesi.
Una tesi in parte condivisibile se l’impostazione della politica economica italiana resta ancorata ei vecchi schemi, spesso improntati al clientelismo che alla vera competizione.
L’Italia non potrà competere contro il colosso cinese che sconta costi di produzione produttività generale di gran lunga migliori della nostra. Loro son bravi a fare prodotti di basso livello qualitativo ad un costo ancora più basso. Elemento questo che butta fuori mercato la magior parte delle aziende italiane. L’unica concorrenza possibile è sulla qualità intellettuale. La capacità di realizzare prodotti e servizi innovativi e tecnologicamente avanzati. Solo in questo modo potremmo trovare soddisfazione alle nostre attese.
Sarà però necessario e, su questo nutro dubbi, sulla capacità di saper bilanciare i rapporti con l’Unione Europea. E’ doveroso un cambiamento di rotta delle politiche economiche. Meno timide, rispettose delle regole europee condivise. Sempre che lo siano anche per gli altri, dando spazio ad una politica più aggressiva che trovi la condivsione da parte di tutti i protagonisti: politica, confindustria, PMI, sindacati e banche. Proprio perchè tutti gli organismi citati, viaggiano in ordine sparso, orientati a tutelare i loro esclusivi interessi, questa nuova via della seta, alla fine favorirà i cinesi.