L’inflazione delle chiacchiere ha ripreso a correre
L’ISTAT ha reso ancora più gradevoli gli ultimi giorni di agosto scodellandoci dati sull’economia italiana che dovrebbero finalmente farci sperare in un futuro più roseo. Simpatica per non dire tragicomica, la lettura dei dati della disoccupazione, in diminuzione (che bello!) ma aumentano i disoccupati in quanto pare si stiano interessando al lavoro i cosiddetti inattivi. Sta di fatto che gli occupati risultano finalmente in aumento e questo può solo farci piacere.
Meno piacere mi fa ascoltare Renzi sbraitare che è grazie al suo Jobs Act che la disoccupazione è in diminuzione. I contratti di lavoro a tempo determinato (dati ISTAT) sono aumentati dello 0,8%. Tutto il resto è costituito da contratti a tempo determinato, quindi precariato costante e avvilente.
Non si fa minimamente accenno alle politiche finanziarie e monetarie di Draghi (Banca Centrale Europea) e di quanto queste in termini numerici abbiano potuto influire sulla determinazione del PIL cresciuto dell’1,3%. Una politica questa che l’intera Europa, Grecia compresa, è riuscita a saperne approfittare già da due anni, mentre noi siamo sempre rimasti al palo, quale ultima ruota del carro di una Unione Europea sgangherata, inconcludente, contraddittoria e a volte anche traditrice.
Un altro dato che però ancora non ha raggiunto traguardi soddisfacenti è l’inflazione. Si, i paradossi dell’economia vogliono che per far correre il PIL (prodotto interno lordo) e dare maggiore impulso ai settori manifatturieri e dei servizi, debbano di pari passo aumentare i prezzi.
Possiamo, se così possiamo dire, accontentarci dell’inflazione delle chiacchiere dei nostri politici a cui con onestà di pensiero e con un po’ di rammarico vedo accomunati ai primi, anche i giornalisti e telecronisti. Si ha la sensazione che tutti si siano messi d’accordo per dipingerci una Italia che secondo me non c’è. Una Italia dove tutto sta andando per il meglio e che il vero problema che l’attanaglia è il flusso migratorio verso il nostro stivale.
Una politica informativa sulla problematica migratoria che trovo inadeguata e in qualche caso fuorviante se non esagerata. Il reato di qualche extracomunitario diventa problema nazionale. Abbiamo la più bassa percentuale di extracomunitari di tutti gli stati d’Europa e continuiamo a piangerci addosso, riscuotendo solo irritazione e chiusure di porte in faccia da parte di tutti i partener d’Europa, Francia per prima, grazie ad un ipocrita Macron che se fossi stato io al posto di Gentiloni non sarei andato all’ultimo incontro a Parigi sull’immigrazione.
Hanno varato la norma sui vaccini, unica al mondo; la ministra dell’istruzione propone percorsi formativi accelerati, pur constatando l’inadeguatezza di quelli normali; a ridosso oramai dalle elezioni politiche si discute sul salario d’inclusione, le cui norme di applicazione, se restassero quelle ipotizzate dal Partito Democratico, alla fine sarebbe un aiuto destinato a poche famiglie; il ministro degli Interni propone, in materia di emigrazione di aiutare gli emigranti a casa loro, però non si sa con quale politica economica, suscitando gli accordi con la Libia, grandi perplessità soprattutto in ambito umanitario.
In poche parole intravedo una accozzaglia di soluzioni ad altrettanti problemi scottanti, annoverabili a mere soluzioni tampone, se non delle vere e proprie castronerie. In mezzo a tutto questo marasma ecco ripartita alla grande l’inflazione delle chiacchiere. Inquisiti, condannati, voltagabbana, soggetti senza esperienza, conoscenza e professionalità, vengono interpellati quali consiglieri di una Italia che pare viva oggi più sulle parole e su un dettato a cui tutti cercano di uniformarsi, probabilmente per non disturbare il manovratore di turno.
Chiacchiere, chiacchiere ma quel che è peggio che queste quasi sempre si trasformano in fandonie, bugie, alterazioni e distorsioni della realtà. Un bombardamento mediatico senza precedenti, dove stranamente pare trovi tutti d’accordo. Si vuol inculcare nella testa della gente che tutto va bene madama marchesa e che il peggio è dietro le nostre spalle. Peccato perché, se pur vero è che da tanto tempo non vedevamo una vera luce nel fondo del tunnel, è altrettanto vero che continuando di questo passo, questa classe politica e dirigente, difficilmente saprà approfittare al meglio di questa pausa, perché di pausa si tratta, in quanto i mercati finanziari non sono fessi, e non dimenticano che abbiamo toccato quasi i 2300 miliardi di debito pubblico, con un sistema bancario che ha accumulato circa 300 miliardi di sofferenze e di cui è bene per adesso non parlarne. La parola d’ordine oggi è: lasciamo lo spazio alle chiacchiere.