L’iniquità degli aiuti statali a urbi et orbi
Questo periodo di pandemia ha messo a dura prova il sistema organizzativo e funzionale dell’apparato pubblico, non tanto per una eventuale incapacità governativa, quanto per lo stato di dissesto in cui si trovava quale risultato di decenni di governi, che definirli sgangherati è come fare loro un complimento.
La chiusura, il fermo di tantissime attività commerciali e di servizi, ha messo in ginocchio una gran parte della popolazione attiva del nostro paese, che adesso stenta a riprendersi se non addirittura, e non sono pochi, hanno deciso di non riaprire più le loro attività.
Il governo, come giusto che sia, ritengo sia intervenuto con numerose forme di sostegno, che se a volte ritenute inadeguate per quantità, è da attribuirsi non alla sua volontà, ma al fatto che ingenti risorse sono state sprecate, distrutte, agevolmente elargite agli amici e agli amici degli amici da governi scellerati. Con un debito pubblico di oltre 2400 miliardi e con una struttura statale da quarto mondo, era ovvio che le risorse disponibili erano e restano sempre esigue.
Ma aldilà di tutto ciò vorrei focalizzare un aspetto che ritengo sia stato trascurato, quello della solidarietà sociale. Oggi numerose delle norme a sostegno della crisi sono usufruibile dalla gran parte della popolazione, anche da coloro che non hanno subito alcun danno economico.
Prendiamo i pensionati, di dipendenti pubblici e tutti coloro che hanno avuto la possibilità se non di lavorare, di non vedersi ridotti o addirittura azzerati gli introiti mensili. Ecco, costoro oggi godono di queste norme agevolative. Gente che non ci ha rimesso una lira, e che oggi addirittura gode di privilegi o agevolazioni nate e messe in campo per favorire la ripresa.
Categorie che non mi parer abbiano sostenuto in termini solidali quelle centinaia di migliaia di famiglie che non sapevano come fare per comprare latte e pane. Non mi pare che si siano autotassati, o rinunciando ad una parte dei loro stipendi e pensioni.
Le tasse sono state rinviate anche per coloro le cui retribuzioni non hanno avuto alcuna riduzione.
Come tremendamente scellerato trovo gli incentivi per l’acquisto di nuove auto per favorire il mercato dell’auto. Quale mercato dell’auto? Quello delle Mercedes, dei BMW, dei marchi giapponesi e coreani? E questi incentivi per potervi accedere devi avere un po’ di soldini, ma coloro che hanno subito la randellata del Covid, pensate veramente che abbiano i soldini per acquistare una nuova autovettura?
Perché non si destinano queste risorse a quei settori che veramente hanno sofferto più degli altri? E’ vero l’automobile è andata in crisi, ma quanti sono oggi gli addetti al settore in Italia, visto che da decenni si destinano a loro fondi perduti per poi vedere trasferire all’estero non poche produzioni? In soli tre giorni è stata approvata l’erogazione di ben 6,3 miliardi a FCA da parte dello stato, mentre migliaia di aziende ancora attendono il completamento di un iter che per loro è un Calvario.
Sono queste le storture che si dovrebbero rimediare. Come per esempio sono state messi in campo decine di miliardi di aiuti e altri ne verranno dall’Europa, ma nessuno ha pensato di rivedere il sistema penale italiano? Nessuno ha pensato che sino ad oggi le finanze dello stato sono andate in fumo grazie ad allegre e spregiudicate operazioni di clientelari investimenti e che pertanto, visto che sinora nessuno o quasi nessuno è finito in galera, quel sistema penale andava immediatamente riveduto e corretto? Adesso si riaprirà il valzer del clientelismo e della corruzione. Tra qualche anno si apriranno altri centinaia di processi che finiranno tutti in tarallucci e vino e il sistema Italia sarò peggiore anche di quello del Bangladesh.